Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


venerdì 24 ottobre 2014

Eccellenze in digitale: parte dalla rete la strada per portare gli artigiani all'estero





Eccellenze in digitale è un interessante esperimento –o sarebbe meglio dire realtà- che aiuta gli artigiani a crearsi un mercato mondiale grazie ad una accurata ed elegante presenza in rete.

Dietro al progetto ci sono due ragazzi –vista la mia età li posso facilmente definire così- Luca e Salvatore che dalla loro cabina di regia di Pavia governano il progetto. Ho chiesto loro di raccontarci un po’ di questo mondo e che cosa possano fare gli artigiani per uscire dai confini e…. salvare il loro mondo.

C’è ancora spazio in questo mondo globale per l’artigianato italiano?

Assolutamente si e oggi più che mai: siamo in un mondo dove siamo letteralmente invasi da prodotti di ogni tipo ed è necessario avere un elemento distintivo per emergere. I prodotti che riescono a vincere sul mercato sono quelli caratterizzati da una proposta di valore che sia unica ed inimitabile e i prodotti artigiani italiani hanno queste caratteristiche per definizione. Se a questo aggiungiamo che il mondo intero ha recentemente “riscoperto” il made in Italy la situazione si fa ancora più interessante: basti pensare che nel 2013 sono aumentate del 12% le ricerche su Google contenenti la parola “made in Italy”, rispetto l’anno precedente e quest’anno la crescita è ancora maggiore. Nessun’altra parola legata ad un settore ha subito una crescita simile. E’ il sintomo che il trend è decisamente in una fase di boom. Il mondo vuole prodotti artigiani italiani e li cerca su internet.

Come può un artigiano puntare all’estero?

Ci sono tanti modi per andare all’estero. Molte aziende artigiane sono aziende familiari, che si tramandano l’attività di generazione in generazione. Il nonno ha avviato negli anni ’60 l’attività e ha allacciato rapporti con alcuni paesi esteri. Gli eredi di oggi mantengono vivi questi rapporti e continuano ad esportare. Alcuni riescono anche ad espandersi nei mercati vicini, aumentando il proprio volume di export. Gli artigiani che invece non sono ancora all’estero sono tipicamente quelli nati recentemente, spesso artigiani di nuova generazione. Per loro “prendere la valigia e viaggiare” non una strategia sostenibile, principalmente perché costosa e i ritorni sono limitati. Per loro una grande opportunità è utilizzare le leve del digital marketing in modo strategico e funzionale. Ovvio, anche questo ha i suoi costi, seppur più limitati, ma in base al settore artigiano di riferimento ci sono strategie diverse, con costi diversi.

Eccellenza o mass market? Perché?

I prodotti di ‘eccellenza’ sono prodotti creati da qualcuno che ha una forte passione per il proprio prodotto. I prodotti ‘mass market’ sono prodotti creati da qualcuno che ha una forte passione per fare soldi. Questo non significa che un prodotto ‘mass market’ non sia valido, però sta al consumatore decidere con cosa vuole scambiare il proprio denaro. Se una persona ha una passione per una certa tipologia di prodotto, è bene che scelga un prodotto eccellente, ossia di qualità e realizzato con un certo mix tra competenze, filosofia e amore per il proprio lavoro. La differenza sta lì. Poi se prendi una scarpa fatta a mano ed una industriale entrambe ti riparano dal freddo, ma solo una ti regala un’esperienza quando la prendi in mano.


Che cosa c’entra il marketing con l’artigiano? come può fare marketing un artigiano?

Da quando ha creato prodotti e li ha scambiati per qualcos’altro, cercando di ottenere un guadagno, l’umanità ha fatto pubblicità.
La prima attività di marketing, se così vogliamo definirla, risale infatti ad antiche iscrizioni su tavolette di argilla ritrovate in Mesopotamia più di 3000 anni fa!
Perciò Il marketing non è un invenzione moderna o un esercizio intellettuale, ma esiste da qualche migliaio di anni.

Detto questo se è vero che il marketing esiste da qualche millennio non significa che si debba continuare a fare in maniera arcaica, in quanto diversi fattori nel frattempo sono mutati; uno fra questi, ed il più importante, è la quantità incredibile di beni e servizi oggi disponibili.
Siamo passati da un economia con surplus di domanda (post bellico fino a prima del 2008) ad economia di surplus di offerta (epoca attuale).

Perciò oggi è importante più che mai, per un’azienda, fare marketing prima di qualsiasi altra cosa.
Ignorare questo fattore mette nelle condizioni di estremo pericolo già per la semplice sopravvivenza del proprio business.

Una definizione di marketing molto interessante
“Marketing is concerned with getting the right product to the right people at the right price” – Il marketing rigurda far arrivare il prodotto giusto, alle persone giuste, nel posto giusto.

Un artigiano può rimanere legato a logiche ‘prodotto-centriche’, ossia fare un prodotto e aspettare che qualcuno “lo comperi” come si faceva negli anni ’60-’70, oppure può fare un prodotto che il mercato desidera, possibilmente differenziato dai competitor per fattori unici e distinguibili, destinato a target specifici e capace di occupare un posizionamento ben preciso nella mente del consumatore. Un artigiano che fa anche una sola di queste cose è un artigiano che sta facendo marketing.
Non fare marketing, al contrario è molto semplice: basta stare chiusi in laboratorio, produrre un prodotto che è pur sempre artigianale, ma poi ricevere la delusione di non vederlo comprato. E’ un vero peccato perché le competenze e la passione ci sono sempre ed è giusto che queste vengano apprezzate. Tuttavia per vendere non bastano: serve anche ascoltare il mercato e guardarsi intorno.



‘Made in Italy: Eccellenze In Digitale’: che cosa è? per chi è? che vantaggi offre?

Eccellenze in digitale’ è la risposta alla domanda: “Perché gli artigiani non fanno marketing online?”. Gli artigiani Italiani non fanno marketing online perché in generale quasi mai fanno marketing e questo per motivi cultural.
Con questa iniziativa di Google ed Unioncamere vogliono soprattutto innestare un processo culturale volto ad insegnare che fare marketing è il giusto modo per valorizzare i propri prodotti, le proprie competenze e la propria passione. Dal momento che il digital marketing è un mezzo relativamente a basso costo, facilmente targhettizzabil e soprattutto misurabile, conviene partire dallo strumento che è in grado di dare i ritorni migliori con sforzi relativamente limitati.

Nello specifico l’iniziativa coinvolge 52 province, per un totale di 107 borsisti che fino a fine Febbraio 2015 saranno a disposizione delle imprese artigiane per insegnare gli strumenti, definire insieme strategie e mettere in atto processi operativi sulle tematiche del digital marketing.
In ciascuna provincia la Camera di Commercio definisce quelli che sono i settori d’eccellenza e i borsisti dovranno coinvolgere le aziende appartenenti a quei determinati settori
Per le aziende la partecipazione all’iniziativa è gratuita, tuttavia è richiesto grande impegno e costanza da parte loro. In primis la voglia di cambiare, di mettersi in gioco e di imparare qualcosa di nuovo, lasciando perdere i falsi miti che spesso si sentono.

Quali errori non deve commettere una mPMI che voglia esportare?

Prima di tutto non bisogna vivere il processo di esportazione come una fase accessoria all’azienda: l’esportazione è una componente fondamentale della vita aziendale e merita le stesse attenzioni che si dedicano alle funzioni amministrative e alle funzioni di produzione. Chi gestisce la propria strategia di esportazione solo nei ritagli di tempo o con personale non qualificato, sbaglia in partenza. E’ vero però che quando si è particolarmente piccoli non si può fare tutto, servono delle priorità ma soprattutto serve organizzarsi.
Il secondo errore è affidarsi alle voci che circolano. Le scelte si fanno o non si fanno perché si è fatto uno studio. Fare o non fare una determinata azione perché si ha una certa credenza o semplicemente perché qualcuno nel settore ha detto una cosa, è sbagliato. Parlo di chi è convinto che una determinata strategia paga e un’altra no, senza aver mai testato con mano nessuna delle due. Le strategie vanno pianificate, testate, misurate e quindi reiterate. Imitare gli altri o fidarsi delle voci che circolano senza avere un’esperienza diretta è dannoso.



Che cosa invece secondo voi deve sicuramente fare?

‘Non puoi migliorare quello che non puoi misurare’. Le aziende che vogliono esportare devono raccogliere tutti i KPI (Key performance indicators) possibili, analizzarli e aggiustare la propria strategia sulla base dei dati.
La seconda cosa da fare è avere sempre un occhio attento a quello che accade nel mondo: i cambiamenti sono costanti e frequenti, basta poco per rendere una determinata area più o meno attrattiva (basti pensare alla recente situazione politica legata al mercato Russo). Saper cogliere le opportunità quando queste si presentano è frutto di monitoraggio e analisi, non di fortuna e tentativi alla cieca.


Ci raccontate tre esempi da prendere come… esempio a portata di artigiano o PMI


Ci sono diverse aziende simbolo di questo cambiamento, reso sostenibile dal modo con cui loro fanno impresa. Segnaliamo quelle più interessanti emerse dalla precedente edizione di questa iniziativa, chiamata ‘Distretti sul Web’. E’ interessante soprattutto considerare l’età anagrafica di chi le ha avviate (prima grande scusa al cambiamento) in zone d’Italia considerate svantaggiate (seconda grande scusa) ed in settori particolarmente in crisi (terza altra scusa).
Sono tre esempi che mostrano in modo molto chiaro come abbracciare qualcosa di nuovo, uscire dagli schemi tradizionali e adattarsi ai nuovi contesti sia un ottimo modo per superare un periodo di crisi.

Aule ha rinnovato il sito rendendolo compatibile con tutti i device e ha aperto uno shop online. Inoltre il sito è stato tradotto in inglese e russo per raggiungere potenziali clienti anche all’estero.
Alano Maffucci, il fondatore e maestro artigiano ha più di 70 anni.

L’azienda ha potenziato la vendita online e ha raddoppiato il budget dedicato alla comunicazione sul Web, raggiungendo nuovi clienti e comunicando in modo più efficace il vero valore di una calzatura Made in Italy.
La famiglia Spernanzoni produce e commercializza i propri prodotti a Macerata.

https://www.eccellenzeindigitale.it/storiedisuccesso?casestudy_id=11
Il Web ha permesso a D’Arienzo di relazionarsi direttamente con i propri clienti, soprattutto asiatici, e di raccontare il “saper fare” artigiano ben oltre i confini nazionali: oggi l’azienda esporta online i propri prodotti realizzati su misura in Europa, Usa, Asia, Russia.
La famiglia D’Ariezo opera in provincia di Avellino.
Secondo il titolare, Matteo D’Arienzo, l’azienda ha sfruttato il web per avviare un processo di internazionalizzazione, adottando un approccio multicanale, utilizzando sia il sito istituzionale, sia marketplace di settore. L’obiettivo è quello di diventare leader nel settore conciario artigianale grazie agli strumenti online di cui il titolare ha piena fiducia.

Se volete mettervi in contatto con Eccellenze in digitale ecco gli indirizzi email di Luca e Salvatore
nella foto compaiono insieme a Danilo Rossini Direttore Operativo di Pavia Sviluppo che sta tra di loro






Contatti:


mercoledì 22 ottobre 2014

Che cosa si può imparare visitando una fiera: l'esperienza SIAL


Grazie a Gran Brianza sono stato martedì scorso, come visitatore, alla fiera Sial a Parigi e vorrei cogliere questa occasione per proseguire la chiacchierata sul come sfruttare le fiere al meglio.
Quali erano gli obiettivi che ci eravamo posti con questa visita?

a)    trovare possibili partner per sinergie di sviluppo e di crescita
b)   vedere quali novità fossero presenti in fiera
c)    capire il messaggi e gli elementi di marketing “di moda”
d)   studiare la concorrenza
e)    capire il posizionamento di altri paesi
f)     fare incetta di brochure per studiare le novità, trovare spunti, esaminare le novità in termini di grafica e proposte
g)    trovare idee in tutti gli ambiti possibili, dato che le idee sono trasversali e si costruiscono spesso impilandone alcune per estrarne altre.

Missione compiuta direi.
E se mi permettete credo che quelle elencate sopra siamo interessanti ragioni per le quali possa essere utile visitare una fiera, vale a dire 7 stimoli per estrarre dall’osservazione aree di miglioramento per la propria impresa.

Che cosa ho imparato io personalmente da quella giornata?

Beh che gli stand che “spaccano” ancora non sono così diffusi: curioso quello che metteva in scena una band di jazzisti per promuovere il dolce… della vita; 




delicato e sobrio quello di Seeberger per me il migliore con un video istituzionale davvero efficace (e un sito web con i controfiocchi!), studiando c’è molto da imparare.
Che gli stand che mostrano i muscoli, grandi ettari e con i mostra le hostess più che i prodotti sono ormai pochi –ahimè spesso italiani- e più che impressionare irritano (i buyer commentano: “guadagnano troppo, chiediamo sconti maggiori”).
Che la creatività e il coraggio pagano.
Sono rimasto stupito piacevolmente da Italiana Vera sughi e affini che in 10 metri quadrati, due sedie e un tavolo, sbalordiva con l’ardire di una semplice vela dal messaggio forte e diretto.


E voi che cosa imparate dalle fiere che visitate? Che consigli potete darci?





p.s. premio per la creatività a questa mozzarella dal nome che fa innamorare! e notare l'uso del QR-code per raccontare una storia


mercoledì 15 ottobre 2014

Le caramelle e gli sconosciuti: quando il successo conduce all'estero



Nel mio giro marchigiano di una paio di settimane fa, come vi anticipavo, ho incontrato persone squisite e grandi idee. 
Ho chiesto ad alcuni di loro di poter raccontare le loro storie dalle quali c'è davvero molto da imparare.

Iniziamo da Elena e Daniele Cascia, creatori di Adam Bjoux e in particolare dei gioielli Caramella che vantano... imitazioni di prestigio, se così posso dire. Come scopriremo insieme.


- ci racconta un po’ il suo prodotto e da dove è nata l’idea?
L'idea è nata dall'osservazione del mercato e di dove stava andando: caduta del prezzo medio di vendita del settore gioielleria e peggioramento dei prodotti sul mercato di prevalenza soprattutto cinese o estera in generale. 
L'idea era di produrre sulla fascia di prezzo su cui il mercato, per effetto della crisi, stava confluendo ... il miglior prodotto esistente possibile, ma fatto in Italia da mani artigiane e che potesse al contempo competere con i prodotti stranieri di bassa qualità intrinseca ed anche di immagine. Per intenderci: "chi vorrebbe indossare un gioiello fatto in Cina o paesi extra-UE se noi produciamo un prodotto in Italia originale bello e di qualità intrinseca maggiore a quelli normalmente commercializzati sul mercato a tale prezzo?
NESSUNO" . Ovviamente il problema era anche di comunicare al mercato questa nostra immagine ed identità affinchè potesse effettivamente sceglierci per questi motivi.

- ha scelto subito la strada del marketing e del marketing in rete: perché? con quali risultati?
Sì, perchè la comunicazione del prodotto è importantissima e la rete è l'unica soluzione in questo momento che ci permette in modo low cost di ottemperare ai nostri obiettivi: mantenere prezzi bassi del prodotto, garantendo alta qualità, comunicando al pubblico dei potenziali consumatori chi siamo e cosa produciamo. Inoltre attraverso la rete riusciamo a contattare persone che non sono pagate per esprimere delle opinioni su di noi di qualiasi genere... per cui le fantastiche recensioni e gli ottimi feed back della rete ci hanno riempito di entusiasmo ed energia per concentrarci ancora di più sui nostri obiettivi. Infatti la rete è senza pietà e se noi avessimo avuto un pessimo prodotto per le mani avremmo avuto poca o scarsa risposta in rete, se non risposta negativa. Per cui riteniamo la risposta della rete molto più veritiera di quanto non sia qualsiasi altra forma di comunicazione tramite altri canali a pagamento da parte delle ditte. Come conseguenza siamo consapevoli che il pubblico ci stima ed ha la stessa nostra considerazione del nostro prodotto. Questo feed-back nelle altre forme di comunicazione NON in rete non puoi averlo se non dopo aver visto che il prodotto è un fiasco nelle vendite.

- essere copiato da, ops: diciamo avere ispirato, un grande marchio: che effetto fa? come sta sfruttando la situazione?
Bhè ci sono state tante ditte che si sono ispirate a noi sotto diversi punti di vista: prodotto, marketing, anche impostazione della comunicazione ecc... sia aziende italiane che estere e questo ci conferma ancora ulteriormente che stiamo facendo bene e ci dà molta consapevolezza nei nostri mezzi.
Mi fa piacere che lei me l'abbia chiesto. 
Molte persone che conoscono il nostro prodotto - siamo usciti con il prodotto CARAMELLA con soli 6 colori a Novembre/Dicembre 2012 ed ora contiamo 84 colori ed anche altri prodotti Caramella più complessi (si veda sul nostro sito, sulla nostra pagina Facebook che si onora di decine di migliaia di sottoscrittori o sul nostro blog) e siamo presenti anche in Austria e Germania (dal 2013) oltre che in tutta Italia, contando ad oggi circa 800 punti vendita attivi - mi hanno contattato per dirmi che a Settembre 2014 sono uscite diverse aziende con un prodotto simile al nostro. 
ll nostro marchio "CARAMELLA" è registrato anche in ambito internazionale, diciamo che nessuno è così sciocco da copiarci esattamente...ed anzi, proprio qui io diffiderei altri a copiarci in quanto abbiamo dei buoni legali, che useremo sicuramente in tal caso. 
Per cui escludiamo la copiatura (per ora), ma diciamo che come succede spesso nel nostro settore, soprattutto in tempi di magra come questi, tutti sono alla ricerca di un prodotto che ha un ottimo giro nel negozio, ed il nostro ce l'ha, per cui molte altre aziende hanno trovato ispirazione nel nostro prodotto ... ma questo va solo a confermare il valore del nostro marchio, della nostra azienda, del nostro prodotto e del nostro modo di comunicare in modo veritiero CHI noi siamo e COSA è il nostro prodotto.
Per cui  anche un grosso marchio in ambito internazionale che opera nel nostro settore ha presentato come novità di Settembre un prodotto che potremmo supporrre ispirato al nostro da un punto di vista concettuale, ma questo è semplicemente parte del gioco, e la cosa, ci fa solo che piacere, in quanto essere fonte di ispirazione per grandi marchi che contano nel loro organico Design di fama internazionale, ci inorgoglisce molto. 

Per quel che riguarda lo sfruttamento della situazione, non direi quella parola fuorviante (sfruttamento) ... posso dire che la cosa ci aiuta a farci conoscere, ma ciò deriva unicamente dal fatto che noi stiamo semplicemente continuando a comunicare in rete la nostra presenza dal 2012, poi è la rete che si è accorta che tante aziende (molto note e poco note) si stanno presentando con prodotti simili al nostro... ed in rete c'è la consapevolezza che noi siamo gli originali in quanto sin dal 2012 siamo stati presenti su FACEBOOK ed abbiamo molte persone che ci conoscono, perché oramai siamo un BRAND che è considerato UN'ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY, per cui quelli che sono usciti a Settembre 2014, sono sicuramente usciti dopo di noi e nella rete la comunicazione viaggia veloce ed è poco controllabile da parte di chiunque ... ed alla fine noi siamo gli originali... e concludo citando il ns cartello vetrina nelle gioiellerie: "NON ACCETTARE LE CARAMELLE DAGLI SCONOSCIUTI... L'ORIGINALE E' FATTO A MANO IN ITALIA DALLA ADAM BIJOUX SAS... jewelry handmade in Italy" ed ora aggiungeremo "DAL 2012"!!!!

- consigli alle piccole imprese: perché dedicare energie al marketing?
Assolutamente indispensabile, altrimenti si soccombe e si rimane nella "marea di prodotti sconosciuti", perdendo nella vendita con prodotti simili ai nostri e fatti all'estero (in paesi molto meno qualificati del nostro per la qualità della manifattura) ma che si confondono con i nostri in assenza di adeguata comunicazione di ciò che effettivamente ci differenzia da prodotti apparentemente simili ai nostri almeno esteriormente.

- export via web: si può? perché?
Bhé di sicuro ci si può far conoscere e per il solito motivo... contenimento dei costi e competitività... le cose dette sopra per la rete ritengo valgano in tutto il mondo... e per questo stesso motivo non si può far a meno del marketing nel web.

- quali errori non vanno commessi da una PMI che vuole andare all’estero?
Questi sono quelli che io personalmente ritengo grossolani:
a) Non studiare il mercato in cui si vuole andare e quindì andarci all'arma bianca senza conoscere realmente chi è presente lì e con quali prodotti simili ai nostri nel nostro stesso mercato e con quale posizionamento di marketing,
b) Non farsi una strategia per andarci, razionale e che tenga conto di tutti i costi e delle entrate potenziali
c) Non usare il marketing specifico per farsi conoscere in base alla realtà del posto in cui si andrà a vendere il proprio prodotto 
Quindi in soldoni, non fare l'analisi del mercato su cui si vuole andare per conoscerlo prima di muoversi, non farsi un piano strategico per vedere la strada per andarci (prima sulla carta) e valutarne la fattibilità, non prevedere una comunicazione idonea per affiancare la strategia di pentrazione reale del mercato, di modo da avere molte più speranze di successo.

- che cosa invece suggerisce assolutamente di fare ad una PMI che voglia crescere?
Affidarsi a persone esperte, capaci e che sappiano consigliare il percorso, un po' come ha fatto lei nel seminario "SOS INTERNAZIONALIZZAZIONE" (grazie! ndr) alla Confartigianato dandoci delle dritte e disegnando la rotta principale e poi con gli incontri "one to one" definendo il percorso specifico ditta per ditta... a meno che ognuno ha delle conoscenze e competenze a riguardo all'interno dell'azienda.

- quale impegno mettere per un buon lavoro sul web e social media: che cosa ci vuole?
Innanzitutto ci vuole passione (come in tutte le cose) e competenza, chi si occupa del web e social media deve avere il piacere di farlo ed essere un creativo, ritengo che la persona più portata a fare questo compito all'interno di un'azienda sia il designer, l'artista, il marketer... tutte persone che creano qualcosa. Inoltre la comunicazione deve essere adeguata all'azienda, per cui occorre avere conoscenze e competenze di marketing. Infatti nella nostra ditta tale compito è affidato alla nostra designer/stilista o come la si vuole chiamare che disegna i gioielli e che ama la creazione e che ha anche ottime conoscenze applicate di marketing. Poi bisogna mettere sul piatto anche un budget ... ossia delle risorse finanziarie.



per contattare Daniele ed Elena
e-mail generica: info@gioiellicaramella.it

e-mail amministrazione: adam.bijoux@gmail.com

venerdì 10 ottobre 2014

Fare fiera: come artigiani e PMI possono sfruttare eventi fieristici



Riparto dal post precedente, dalla mia bellissima esperienza con la Confartigianato di Macerata-Civitanova Marche per condividere, come anticipato, quelli che sono i principali errori che abbiamo insieme rilevato con gli artigiani e gli imprenditori che ho incontrato.
Il primo è quello di credere nelle fiere senza prepararsi adeguatamente: abbiamo parlato in questo post di che cosa sia utile fare per prepararsi ad una fiera, a maggiori ragione se si vuole andare all’estero.
Una fiera va preparata in tutte le sue fasi e spazi

-       prima
-       dopo
-       durante
-       attraverso
-       intorno
-       accanto.

Nel promettere un post con qualche video che vada più nel dettaglio di questi sei elementi, cerco di dare qui qualche pennellata che possa essere utile.
Prima: come contatto potenziali visitatori interessati? Come organizzo la mia attività di mailing? Come attiro l’attenzione?
Dopo: tornato a casa ricontatto immediatamente tutti i visitatori che ho ricevuto? Cerco di mantenere il contatto con tutti? Propongo una newsletter periodica per tenere vivo il mio ricordo? Preparo un piccolo regalo digitale per ognuno di loro?
Durante: quale messaggio ho pensato per il mio stand? Che obiettivo mi pongo per la fiera? Come strutturo il mio stand? Che materiale utilizzo per farmi ricordare?
Attraverso: approfitto della trasferta per capire il paese nel quale la fiera si svolge? Fisso appuntamenti con negozi del posto? Visito negozi per capire come vendono e che cosa chiedono ai loro fornitori?
Intorno: considero anche il “fuori salone” come occasione per farmi conoscere?
Accanto: considero che sia anche possibile partecipare alle fiere come visitatore per concludere affari e stabilire relazioni?


Come impostate le vostre presenza a fiere ed eventi  simili? Quali esperienze avete avuto? Come avete fatto per ottenere successi?

giovedì 9 ottobre 2014

Business plan: le domande per fissare obiettivi concreti



Si sta parlando di business plan, di come costruirlo, di quali siano le parti da compilare. Questo è stato l’oggetto di un precedente post, qui iniziamo a capire quali siano i capitoli da inserire nell’area
Obiettivo da raggiungere

In questa parte devo spiegare a me, ai miei soci, ai miei eventuali finanziatori perché ho progettato questa avventura. In particolare devo illustrare

Che cosa intendo raggiungere: descrizione dell’obiettivo
Perché è importante per me, per la mia azienda
Perché ritengo sia prioritario, qual è l’elemento che lo rende una scelta obbligata
E indicare i risultati economici che presumo di raggiungere nei primi tre anni dell’attività


Rispondere a queste domande mi è di grande aiuto per capire se la mia avventura è basata su solidi elementi ed aspettative oppure se è solo una chimera.

lunedì 6 ottobre 2014

Business plan per andare all'estero; prima tappa: le voci da inserire




Per non buttarsi nel mondo dell’export senza rete è bene avere chiaro che preparare un business plan è un passaggio essenziale: sia che tu debba chiedere un finanziamento sia che semplicemente tu voglia essere sicuro di avere le idee chiare e aver impostato bene il tuo lavoro.
Un business plan non è una attività riservata a pochi o che richieda grandi studi o ancor più grandi consulenti. Soprattutto non è un esercizio da lasciare nel cassetto come se fosse un fastidioso compito a casa da svolgere con riluttanza e svogliatezza.
È una traccia che se non altro aiuta –direi costringe- a rispondere a domande chiave che mi permettono di impostare correttamente il percorso e dare concretezza ai sogni.
Ne parleremo in più post e conto sui vostri commenti e domande per essere efficace.
Iniziamo con il chiarire quali siano i macro-capitoli da considerare.
Sono quattro:

-       l’obiettivo da raggiungere
-       come penso di raggiungerlo
-       di che cosa ho bisogno per raggiungerlo
-       come misuro il mio avanzamento

Fin qui è buon senso. Vero.  Proprio perché sembra banale a volte è trascurato.

Nel prossimo post su questo tema esamineremo che cosa si intenda come obiettivo e come posso esprimerlo.

sabato 4 ottobre 2014

Export e artigianato: come battere la concorrenza dei paesi emergenti.



immagine di Cronache Maceratesi

Come facciamo a battere cinesi e rumeni se la loro qualità ormai è pari alla nostra? Se i loro costi sono sensibilmente inferiori anche in virtù di un sistema tributario molto meno opprimente? Come far ripartire il made in Italy che tutti ci invidiano e desiderano?

Ho incontrato la scorsa settimana a Civitanova un elevato numero di imprenditori ed artigiani grazie alla Confartigianato locale, alla quale va tutta la mia riconoscenza non solo per l’opportunità concessami ma anche per lo splendido lavoro svolto per le loro imprese.
Due sono stati i giorni dedicati a SosExport: nel primo una conferenza affollatissima, circa 50 imprese e 70 persone, che mi hanno ascoltato con pazienza –e devo dire con molta attenzione- per un paio d’ore nel tratteggiare le linee guida dell’export e nel comprendere la differenza tra vendere all’estero –avere alcuni clienti con partita Iva straniera- ed esportare, cioè avere una strategia per vendere oltre confine.
Dopo di ché la giornata dopo mi sono messo a disposizione per incontri personali di mezz’ora per dare qualche consiglio mirato a chi avrebbe dimostrato fiducia in me. Sono stato sopreso nel constatare che rispetto alle mie previsioni di 6-7 aziende, hanno richiesto un incontro 20 imprenditori che mi hanno impegnato dalle 9 di mattina alle 20.40 permettendomi uno spuntino alla milanese di 18 minuti! Una giornata vissuta con molta passione per imparare da loro e condividere le mie esperienze e venire a conoscenza di tante belle storie di questa Italia che non si arrende.
Vorrei mettervi al corrente di cosa ho appreso perché ci sono interessanti stimoli da mettere a frutto.
Oggi lancio la provocazione con la quale ho aperto, nelle prossime volte parlerò degli errori più comuni di cui abbiamo parlato e dei successi più significativi e brillanti, magari intervistando le imprese che mi hanno entusiasmato con la loro creatività.
Reduce dalla fiera della calzatura svoltasi in agosto a Milano una imprenditrice si sfoga dicendo che negli stand vicini al suo rumeni e cinesi presentavano prodotti ormai realizzati con tecnica e qualità paragonabile se non identica a quella dei maestri calzaturieri marchigiani e a prezzi sensibilmente inferiori. A testimoniare la qualità di questi prodotti affermava “io li avrei comperati”. Poi si chiedeva: “come facciamo a vendere noi con questa concorrenza?”.

Già.
Come facciamo?

Due solo le strade che vedo: o lanciarsi in un mercato di prodotti di lusso, di qualità superiore, senza paura, o lavorare molto sul proprio marchio per far sì che il confronto non sia più tra due scarpe uguali di costo diverso, ma tra un prodotto e un valore. Chi compera deve comperare un sogno, non una scarpa, deve avere l’orgoglio di scegliere una firma, non una calzatura. Se non si riesce a fare questo salto, saremo condannati alla sconfitta.
Ho visto molta passione e vorrei chiudere con una frase attribuita a san Francesco che può aiutare a capire come valorizzarsi:

chi lavora con le mani e la testa è un artigiano;
chi lavora con le mani, la testa e il cuore 

è un artista”.



Come facciamo a farci riconoscere per artisti senza raccontare le nostre storie?

giovedì 2 ottobre 2014

La Cina è vicina con i portali del made in Italy! Oppure no? Cerchiamo di capire cosa fare




Tutti in Cina con Alibaba e i suoi portali. O con simili traghettatori di business. Gran ressa la scorsa settimana al Pirellone per il lancio di CCIGMall, la nuova vetrina on-line per i prodotti made in Italy in Cina.
Pienone nei giorni scorsi a Milano per la presentazione di questi strumenti web che vogliono mettere in contatto le imprese italiane con clienti del mondo retail desiderosi di comperare i nostri prodotti raggiungibili on-line attraverso portali di e-commerce dedicati.
Già. Quindi tutto risolto.
La via diretta all’export.
Basta iscriversi, caricare i propri prodotti e sedersi sulla riva del fiume ad aspettare il cinese, non cadavere questa volta, ma affamato acquisitore di made in Italy.

Non esattamente.

Intanto Class eCommerce ti spiega come farà a fare da tramite  e che raccoglierà la pubblicità dalla aziende italiane. Lo spiega così “CCeC è società promossa da Class Editori che svolge attività di main agent per il settore food & beverage, fashion, luxury goods, accessories, shoes and design, e coordinerà gli altri agenti italiani. Class Editori svolgerà direttamente il ruolo di agente esclusivo per la raccolta pubblicitaria relativa ai prodotti della piattaforma e la produzione dei relativi contenuti, come direttamente avrà la funzione di coordinatore di ogni altro agente in Italia”.

Ah, allora devo fare pubblicità?

Già. Perché se carichi i tuoi prodotti insieme ad altre 400 aziende, come minimo, il problema non è esserci, è farti trovare. È fare la differenza.

Fare pubblicità poi non è il termine esatto. È lavorare sul proprio brand e marketing quello che devo fare, per non confondermi nella massa.
Avete mai navigato in siti retail come Amazon e la sua versione di lusso Myhabit,  il canadese The Peacock Parade, Luisa via Roma, per citarne alcuni? Che cosa comanda? Il vostro brand o l’assortimento? Come fate a trovare qualche cosa che vi serve? O la conoscete già (un libro, un autore) o cercate le categorie –scarpe, gioielli, magliette, televisori, hard disk- e scegliete sulla base della prima schermata, massimo la seconda.

Ecco il punto: come faccio a battere la concorrenza? Essere ricercato per nome e non per categoria? Finire nella prima schermata?

Purtroppo non c’è prodotto che tenga: o investo sul marketing o resto ai margini del marcato.

Anche con Alibaba.