Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


mercoledì 31 dicembre 2014

Il successo dell'agroalimentare lombardo parte dalla qualifica e dal marketing



Gli artigiani lombardi del sapore battono il record e crescono all’estero. Questa la buona notizia con la quale si chiude il 2014. In un articolo apparso il 30 dicembre sull’edizione milanese del CorSera vengono riportati i dati di crescita delle imprese artigiane lombarde del settore agroalimentare: un 5,6 % in più rispetto all’anno precedente pari a 5,1 miliardi di euro.  L’elemento che sembra vincente è la certificazione che qualifica la provenienza e l’originalità dei prodotti.
La strada per l’estero però non è semplice e passa dalla valorizzazione di quelle eccellenze: il marketing del made in Italy agroalimentare è un punto chiave per il successo.

Insieme all’aggregazione: la costruzione di consorzi forti, basati sulla sinergia tra imprese non concorrenti, che possono condividere investimenti e ritorni, rende più facile poter entrare in mercati ricci. Quelli di sempre: Stati Uniti in testa, poi Nord Europa, Francia e Russia.

mercoledì 17 dicembre 2014

Ventimilaleghe sopra gli affari: cosa si impara dai progetti (2)



Riprendo la vicenda delle ventimila leghe sopra gli affari (qui la prima puntata) per raccontare dove mi ha portato in autunno il lavoro e che cosa ho imparato.

Francoforte, o giù di lì, con una azienda tedesca nel settore dell’edilizia. Che scopre all’alba del 2014 che non si può più vendere per caratteristiche e vuole insegnare a tutti i dipendenti di tutto il mondo in occasione del Sales Meeting di fine anno,  che il modo migliore per argomentare è partire dai bisogni del cliente e dai suoi criteri di scelta (e sarebbe già superato perché oggi si parte dagli obiettivi..). Solo che la sede centrale decide di per sé quali siano questi bisogni e criteri di tutti i paesi del mondo e non solo disegna prodotti per il suo mercato, ma vuole imporli a tutti. Così ti trovi, insieme a colleghi di tutte le lingue, a gestire le reazioni sdegnate di quelli che dovrebbero essere i tuoi alleati nell’incontro. A me per la verità non è successo, ma si sa tra italiani ci si capisce benissimo.
Che cosa ho imparato: che se non coinvolgi le persone che vuoi cambiare e pensi che sia sufficiente infilargli in testa le tue idee sei pronto per il fallimento.

Sassari
Non è proprio lavoro, ma un intervento sulla famiglia, anzi la coppia, per una associazione locale. Coppia e incolla la prima puntata di una serie che vuole aiutare le coppie ad essere più felici e più famiglia.
Che cosa ho imparato: che comunque e dovunque vai c’è sempre da imparare, se sai stare attento e ascoltare realmente. Che tu porti idee ma ne raccogli altrettante, e spunti, e storie, e verità. Se resti umile e con l’animo aperto.

Trieste Fondazione Rui Rivalto  incontro con giovani universitari sul tema: leader di te stesso. Prendere come esempio Randy Pausch per parlare di come rendere reali i sogni delal vita.
Che cosa ho imparato: che proprio quelli che sembrano più facili da “intortare” perché con esperienza corta, ti mettono in quella difficoltà dalla quale esci solo se credi in quello che fai e dici e che questo ti serve per dare reale valore al tuo lavoro e mettere alla prova le tue certezze.

Verona, convengo suRischi e Opportunità nell’internazionalizzazione. Insieme a Campari e Rivoli (ne ho parlato diffusamente qui).
Che cosa ho imparato: che quello che vado raccontando da alcuni anni è esattamente quello che fanno le imprese che hanno successo all’estero e che non sono pochi gli imprenditori italiani che hanno capito come si fa.

Sirone, Gran Brianza, riunione per definire il lancio del nuovo prodotto che da fine gennaio sarà in tutte le migliori salumerie del Regno (si dice così no?)
Discutere su strategie, comunicazione, messaggi, filmati. Quanto mi piace il mio lavoro!
Che cosa ho imparato: che c’è un’Italia che non si arrende, che vuole cambiare e che è pronta a modificare le regole del passato per avere successo nel futuro.

Matching 2014 la fiera delle idee e delle relazioni
Una fucina di possibilità, un luogo dove apprendere, dove conoscere, dove crescere. Tre giorni pieni di stimoli per almeno i prossimi venti anni.
Che cosa ho imparato: che c’è sempre da imparare e tante persone pronte ad aiutarti, basta chiedere e fidarsi. E uscire dal proprio buco.


E voi che cosa avete appreso dalle vostre trasferte autunnali?

lunedì 15 dicembre 2014

Ventimila leghe sopra gli affari: cosa si impara dai progetti (1)





(Prima parte, qui trovi la seconda)

Quasi tre mesi di “tournée” filata, le ultime tre settimane con tempi di permanenza in ufficio e a casa da far concorrenza alle soste di EasyJet al gate, tanti progetti dai quali apprendere oltre che lasciare valore e risultati, come un insetto che prende e regala vita, ho concluso il 15 dicembre un lungo viaggio che mi ha portato in giro per l’Italia e non solo e che voglio condividere per sussurrare anche a voi quel ch’io vi trovai e farvene dono,  sperando che sia per voi utile ed interessante.


Inizio dall’incontro di metà ottobre a Civitanova con Confartigianato: conferenza per illustrare come si va all’estero e giornata di micro-consulenza. Il turbine che è seguito mi ha costretto a non mantenere tutte le promesse di risposte che ai singoli artigiani avevo assicurato. Faccio ammenda e rimedierò durante la pausa Natalizia. Ci provo.
Che cosa ho imparato: che c’è un’Italia che ha voglia e possibilità, solo smettesse di guardare a se stessa come il centro del mondo. Tanto potenziale che può diventare oro facendo rete e sinergia.


Tre volte due giorni con gli Ospedali dell’Area Vasta 3 nelle Marche:
Camerino, Civitanova, Macerata (in rigoroso ordine alfabetico) per analizzare i processi che rendono dura la vita nei Pronto Soccorso, applicando la Theory of Constraints. E scoprire che il vincolo c’è e sta ben fuori dal PS.
Che cosa ho imparato: che se si smette di lamentarsi e di fare i furbetti (parlo soprattutto di me e di te, dei pazienti) insieme si riesce a trovare la soluzione a tutto. E che la TOC è davvero potente per portare alla luce i problemi annidati dentro i preconcetti e gli egoismi personali.


Teramo
Ancora Ospedale, ancora sanità, ancora TOC, ma questa volta –in tre giornate- per esaminare i flussi di tutto il nosocomio, con persone che ci mettono l’anima e paiono tanto quel tizio che per salvare la diga infila una dopo l’altra le dita nelle fessure.
Che cosa ho imparato: che troppo spesso i problemi sono prodotti dalla presunzione che separando e specializzando si migliorino le prestazioni. Insomma per dirla con la TOC è proprio falso che l’efficienza totale di una impresa, quale che sia, equivalga alla somma delle efficienze locali. Le aziende sono catena, non isole, e per migliorare la resistenza di una catena devi trovare l’anello debole. Migliorare gli altri danneggia il sistema, non lo migliora!



Due giornate e mezza ad Artimino sui colli fiorentini, nella splendida villa Ferdinanda o dei Centocamini, ora centro congressi, con Congresslab, Procter&Gamble Oral B e l’associazione igienisti dentali italiani (AIDI) per ragionare sul futuro e capire come migliorare l’offerta agli associati e a tutti gli altri stakeholders.
Che cosa ho imparato: che senza l’umiltà che fa smettere di ripetere “abbiamo sempre fatto così” non si fa strada. E qui a questa grande umiltà va associata la competenza di guardare al futuro con lungimiranza e generosità. E ho anche imparato che la miglior dote per essere d’aiuto agli altri è saper ascoltare, e che questo si nota.




Ancona Regione Marche Sanità: come risolvere i problemi che procurano disefficienze con la TOC. Per la terza volta nelle Marche a parlare di TOC e di sanità, dal lato dell’organizzazione. E scoprire come le leggi siano fatte per distruggere l’efficienza.
Che cosa ho imparato: che bisogna capire dove tirare il confine tra ciò che si può fare e ciò che non riusciamo a influenzare e predersi le responsabilità per cambiare il cambiabile e accettare tutto il resto.


(continua) (Prima parte, qui trovi la seconda)

sabato 13 dicembre 2014

Dieci consigli dai colossi: Campari e Rivoli spiegano come andare all'estero senza rischi e con successo




Ho avuto la fortuna e l’onore di essere invitato dall’Università di Verona, nella persona del prof. Paolo Roffia, ad intervenire come relatore al convegno Rischi e opportunità nell’internazionalizzazione insieme al dr. Antonio Zucchetti Sr. Director - Group Internal Audit del
Gruppo Campari e all’ing. Marta De Battisti amministratore delegato del Gruppo Rivoli spa.
La seconda grande soddisfazione, la prima era sedere al quel tavolo, è stata constatare che ciò che propongo e suggerisco, ai miei clienti così come in questo blog, corrisponde esattamente a quello che hanno fatto e capito grandi imprese come quelle presenti al convegno. Rassicurazione che avevo avuto anche ascoltando i molti interventi di aziende, istituzioni e consulenti al Matching 2014.
Vorrei condividere con voi alcuni punti chiave delle relazioni dei due correlatori, come tweet o bullet point da tenere sempre presenti nel lanciarsi in una avventura all’estero:

·      senza pianificazione non si va da nessuna parte, quando siamo partiti col cuore ma senza piano abbiamo rischiato di fallire e se non altro abbiamo perso tempo;
·      per andare all’estero la diversità va capita e valorizzata: impossibile pensare di proporre il medesimo prodotto che vendiamo in Italia e nel medesimo modo;
·      una strategia che non includa la comunicazione e il marketing locale non può avere successo;
·      nel pianificare una avventura all’estero devo considerare con cura i rischi esterni ed interni all’azienda per minimizzarli e tenerli sotto controllo;
·      non bisogna avere fretta di raggiungere dei risultati: bisogna seminare per raccogliere nel tempo;
·      la conoscenza delle procedure doganali nei mercati internazionali è una delle chiavi significative;
·      non si può più immaginare un imprenditore che dal suo ufficio veda e controlli tutta la produzione come un tempo;
·      ci vuole una struttura finanziaria solida per gestire l’export;
·      non può essere sottovalutata la gestione delle risorse umane;
·      il controllo di gestione non è un costo, ma un mezzo indispensabile per evitare i rischi nell’export.


Dieci punti essenziali che meritano lunghe riflessioni.


domenica 7 dicembre 2014

Collegare gli opposti: ciò che Farinetti (Eataly) suggerisce per ottenere risultati


Collegare gli opposti, cercare di conciliare le contraddizioni. Così spiegava Farinetti la strada per il successo al Matching 2014. Ne abbiamo già parlato in questi quattro post precedenti (Uno Due Tre Quattro) che ti coniglio di andare a vedere.
Conciliare gli opposti: bisogna iniziare definendoli questi opposti. Prezzi alti e mercati significativi, raffinatezza e semplicità, tradizione ed innovazione. Alcuni sono ormai sdruciti, ripetuti, abusati, Come l’ultimo che ho scritto: chi oggi non afferma di avere radici profonde e grande futuro? Poi bisogna vedere se lo sa realmente confermare. Come si fa a conciliare gli opposti? Perché è lì che Eataly ha spaccato, ha avuto successo: la cucina italiana e la cultura locale, l’italianità e il chilometro zero. Come negli Usa dove, grazie ad accordi con i fornitori locali, può proporre piatti e gusti di casa nostra ma prodotti sul territorio statunitense, come tutti i salumi ad esempio.
O come l’onestà e la furbizia, due qualità che fanno di Farinetti un genio miliardario.

Quali sono gli opposti che tu puoi conciliare’ che ti caratterizzano? Che ti mettono di fronte ad un mercato che vuoi conquistare?

giovedì 4 dicembre 2014

L'analisi di Farinetti: come duplicare il successo di Eataly



Torno sull’incontro al quale ho assistito al Matching con Oscar Farinetti per riparlare di analisi: il punto principale dal quale muovere per avere successo specie all’estero. 

Un tema questo sentito praticamente da tutti gli esperti che sono intervenuti alla fiera delle idee, così mi piace chiamarla, di Milano, anche se non magari raccontate con la poesia e la magia del patron di Eataly.

Analizzare che cosa? Il contesto del mercato e di ciò che vuoi proporre all’estero. Non accanirti con un prodotto se questo non va anche se è il tuo prodotto di punta, il cavallo di battaglia, il best seller della tua fabbrica. Cerca invece nel tuo portafoglio o nelle tue potenzialità qualche cosa che soddisfi le aspettative dei mercati che vuoi conquistare, che spiazzi, che sparigli, che ti faccia ricordare, anche se devi cambiare completamente strategia rispetto a quella che usi nel tuo paese. 

Purché questo non ti snaturi si intende.

Per fare questo ci vuole una analisi seria del mercato, di chi lo anima e lo vive, di come vuoi approcciarlo, di quanto vuoi investire.
Come dice Farinetti, e tutti gli fanno eco, senza un progetto non vai da nessuna parte: non è più tempo per le opportunità, per il mordi e fuggi, ma è il momento della sistematicità.

Sai quale sono i tuoi punti di forza? Sai come valorizzarli? Sai come trasformarli in successo e profitto?
Voi che ti dia una mano?


lunedì 1 dicembre 2014

Le tre domande che Farinetti (Eataly) suggerisce per avere successo


Riprendiamo quanto ha raccontato Oscar Farinetti al Matching 2014 
che qui trovate sintetizzato in13 tweet
per approfondire un tema chiave:
l'analisi viene prima
Per avere successo non bisogna partire dal prodotto, ma dalla fine: dagli obiettivi che i clienti vogliono raggiungere grazie a noi.

Che cosa vuoi che dicano? Che cosa devono provare quando sperimentano il tuo prodotto, il tuo servizio, il tuo negozio?
Come fai a raggiungere questo risultato?

Come diceva Seth Godin: non cercare clienti per il tuo prodotto, ma prodotti per i tuoi clienti.

Ho lavora di recente per tre giorni con una associazione scientifica e una multinazionale, di quelle che si nominano tra le prime tre nel mondo FMCG, di quelle che hanno quasi  200m anni di storia. 
E li ho aiutati a definire progetti sinergici mettendo ordine nelle loro idee e nei loro obiettivi. 
Mi sono guadagnato un complimento di quelli rari, da tutti gli attori sullo scenario: 

vogliamo lavorare ancora con te perché tu sei uno che non solo ha una grande capacità di sintesi e di conciliazione, ma soprattutto sei uno che ascolti. Sai ascoltare e capire prima di suggerire. E sai fare domande.

Ecco, se partite dal fatto che il  mio modo di presentarmi è “la forza delle soluzioni senza l’arroganza del solutore” direi che questa volta ciò che volevo ispirare nei miei clienti l’ho ottenuto.


E voi che cosa volete che dicano di voi i vostri clienti? 
Come fate a ottenere questi commenti? 
Come fate a produrre queste emozioni?