Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


martedì 30 luglio 2013

Approdo nei Paesi Baltici e trampolino per la Russia.



Italia e Paesi Baltici, quali opportunità? Ne parliamo con Daniel Janetschek esperto di quei mercati e attivo nei gruppi Linkedin Doin Business in Baltic States e Esporta Italia


Che tipo di prodotti e soluzioni sono più richiesti e desiderati in quel mercato? 
Per ciò che riguarda l’IT sono molto avanti localmente, però la gente compra prodotti italiani, spagnoli, tedeschi, solo auto tedesche e coreane (a parte certi bus italiani in Estonia); industrie locali tendono a copiare tali prodotti distribuendoli a prezzi di poco inferiori a con una qualità nettamente inferiore. Vedo poca presenza degli Italiani, anche se chi ha aperto un negozio di mobili e design italiano nei centri città si é fatto notare e ha avuto successo. Faccio un esempio rappresentativo del problema: la gente vuole mangiare una vera pizza italiana e non la trova. però trovi il locale con la ricetta turca o russa con i colori della bandiera Italiana alla porta. Non va. Il made-in-Italy é uno dei brand più forti del mondo, e con l' esportazione si deve anche pensare al protezionismo. Tutti i prodotti, compresi auto, mobili, materiali per costruzioni, design, prodotti innovativi sono richiesti. 

Che cosa si aspettano i baltici dai prodotti italiani?
Direi soprattutto qualità a prezzo solo di un poco più alto della concorrenza. I baltici, tutti, sono veri risparmiatori e non così fissati coi marchi. 

Come possono le aziende italiane farsi conoscere e conquistare la fiducia dei baltici per potersi presentare in questi mercati? 
Usare business developer locali, usare talvolta anche la loro lingua perché ne vanno fieri, niente spese in super pubblicità , solo passa parola e intelligence advertising con potential lead's prediction, aprire società locali e pagare le imposte locali (decisamente inferiori alla ricca EU), una campagna di protezione del made-in-italy per spiegare la differenza tra un genuino e un copiato. 

Quanto conta la rete per costruire la propria reputazione? 

Quanto conta la rete per il made-in-italy? Tutto! anche associazione direi. dovreste partire dalla Estonia per farvi conoscere in Svezia e Finlandia. Poi Lettonia e Lituania oggi tutte EU. La Lettonia è un trampolino di lancio per la Russia.

lunedì 29 luglio 2013

Esporta Italia: la nuova strada verso il successo nell'export



Esporta Italia. C’è un nuovo gruppo in Linkedin. Ce ne era bisogno? Non lo so. Di certo qui si fa sul serio. L’idea è di condividere idee ed esperienze per valorizzare il made in Italy nell’export. Partire dai fatti concreti e capire come sfruttare errori e successi per fare rete per davvero.
Ecco qui le regole del gioco, (cliccate sul link) vale a dire come funziona questo nuovo gruppo che nelle prime 48 ore di vita ha già radunato circa 400 membri interessati, residenti in Italia e all’estero. Certo che chi, come sempre, ne approfitta per sventagliarvi il catalogo dei propri prodotti o per mostrare quanto è bravo e buono. Ma ci sta. Fa parte della nostra indole italiana. Ma quello che conta è che c’è molta voglia di imparare reciprocamente.

Colgo l’occasione per mettere insieme, con il vostro aiuto, una lista di gruppi (su Linkedin) e di blog che parlano con intelligenza di export e che realmente aiutano le aziende italiane, anche le micro realtà, a cogliere questa opportunità.

Io segnalo i primi due, oltre a questo blog si intende, a voi la parola per segnalarne altri, e ovviamente vi aspetto nel gruppo Esporta Italia!



lunedì 22 luglio 2013

Esportare in India: i consigli per avere successo



Eva Moncada, laurea triennale in Scienze Politiche e laurea specialistica in Relazioni Internazionali presso la Luiss Guido Carli di Roma, da tre anni è consulente free lance in India. Ha raccontato la propria esperienza nel libro di Stefano Martello e Sergio Zicari Fare Business in India – una guida per la Piccola e Media Impresa (FrancoAngeli, Milano, 2013).

Quali sono i prodotti/beni italiani più richiesti in India?

I prodotti italiani più richiesti in India sono macchinari (in generale), prodotti chimici e fitosanitari, prodotti elettronici, farmaceutici, mezzi di trasporto.
Per quanto riguarda l’agroalimentare, l’India è il secondo produttore al mondo di grano, canna da zucchero, frutta e vegetali. Primo al mondo per la produzione di latte e di tè. Primo al mondo per popolazione bovina/bufalina, con circa 300 milioni di animali.
Quindi l’Italia non può competere con questo Paese sulle grandi commodities. Il nostro Paese deve puntare sulla crescente richiesta di prodotti di qualità per una fascia di nicchia del mercato indiano quali formaggi, vino, pasta, olio d’oliva. Bisogna tenere conto, infatti, che i consumi tendono sempre più a globalizzarsi e cresce sempre più il numero di persone che viaggiano spesso, diversificano le proprie abitudini alimentari, mangiano sempre più spesso fuori, conoscono e cominciano a chiedere i nostri prodotti.

Perché questi sono particolarmente interessanti?

Perché in un Paese in continua crescita ed espansione, macchinari, prodotti chimici, elettronici e mezzi di trasporto si rivelano quanto mai indispensabili e, soprattutto, perchè la produzione nazionale non riesce a soddisfare il fabbisogno.
Per quanto riguarda i prodotti alimentari in generale, specialmente quelli che, in termini di qualità e prezzo, raggiungono solo una fascia di nicchia del mercato indiano, gli stessi sono sempre più richiesti alla luce dei cambiamenti delle abitudini alimentari della classe medio alta che - per quanto limitata in percentuale, ma considerando la scala di grandezza di tale Paese - sta crescendo in maniera esponenziale.

Come giudica il mercato Indiano il made in Italy?

Il made in Italy è da sempre stato percepito come rappresentazione di alta qualità.
Ma l’apertura ai mercati di tutto il mondo, la globalizzazione hanno un po’ cambiato questa percezione.
Da quando sono arrivata in India l’idea della qualità italiana è cambiata sensibilmente. A differenza di qualche anno fa oggi il businessman indiano non si da più dell’Italia a occhi chiusi. Vuole vedere la qualità, toccarla con mano. Le master class che ho organizzato con i cuochi italiani, ma anche gli eventi promozionali per il vino italiano, hanno reso evidente che noi italiani non siamo più “out of question”; è diventato indispensabile anche per noi affrontare la competizione con la sostanza e non con l’evocazione. Occorrono umiltà e scelte di marketing molto mirate, ma non tutte le aziende italiane lo hanno capito.

Che cosa ci si aspetta in termini di qualità?

Il mercato indiano si aspetta, prima di ogni altra cosa, autenticità dei prodotti. E’ questa caratteristica che determina la qualità. Diventa essenziale, pertanto, conoscere l’azienda, il processo di ottenimento del prodotto e le caratteristiche peculiari dello stesso.


Quanto conta la reputazione per poter avere successo?

La reputazione è molto importante per avere successo. Se il prodotto italiano che si vuole commercializzare in India ha un marchio molto conosciuto e già presente in altri mercati internazionali, questo rappresenta un buon punto d’inizio inizio per assicurarsi l’ingresso in India.
Ma come ho detto precedentemente, la reputazione da sola non basta.

Visto con gli stereotipi occidentali, il continente indiano è soprattutto povertà: che cosa è in realtà l'India?

L’India è un Paese con più di 1 miliardo e 200 milioni di persone, dove il progresso sta facendo passi da gigante. La povertà è presente ed è visibile ma non bisogna soffermarsi su questo aspetto per giudicare un Paese. La massa dei non abbienti, in India, è impressionante, ma questo è anche un Paese dove chiunque con 60 rupie (meno di 80 centesimi di Euro) può procurarsi un pasto. In altri Paesi del mondo la povertà è una condanna che pesa molto di più; questo si deve – e qui lancio una provocazione – anche al sistema delle caste (formalmente abolite ma tuttora esistente) che, in un certo qual modo, rende più accettabili gli squilibri indotti dalla diseguaglianza sociale.
L’India è la più grande democrazia del mondo con una classe media composta da qualche decina di milioni di persone (in continua crescita), con una nutrita schiera di laureati.
E’ un Paese all’avanguardia in molti settori produttivi, come quello dell’High tech e il costo della manodopera specialistica rimane (ancora) molto competitivo.
Senza contare la grande attenzione alla dimensione imprenditoriale, sia che si tratti di grandi imprese sia che si tratti di piccole medie imprese.

Come fare a lanciare un nuovo prodotto, quali sono gli step da seguire?

Se un’azienda decide di lanciare il proprio prodotto in India, deve tener conto del fatto che occorre pianificare una strategia di marketing molto dettagliata.
E’ importante capire dove posizionare il prodotto e qual è l’obiettivo di breve periodo e quello di lungo periodo.
Bisogna capire che è essenziale far conoscere il prodotto su larga scala, con la partecipazione a fiere o eventi di settore che ricoprono un ruolo fondamentale nelle dinamiche di promozione.
A seconda della tipologia prodotto che si vuole commercializzare in India, un’altra idea che riscuote successo è quella di organizzare eventi di promozione del proprio prodotto stabilendo a priori il target degli eventi stessi.
Una volta in possesso di alcuni feedback da parte del consumatore indiano, diventa più semplice stabilire le linee guida per l’ingresso del prodotto in India: la ricerca di un distributore a livello nazionale, la ricerca di un partner per aprire una succursale in India, la vendita di nicchia (ristoranti, catene alberghiere in casi di prodotti agroalimentari di alta qualità).
Quello che spaventa/preoccupa maggiormente l’imprenditore italiano è il fatto che i tempi indiani siano, a volte, troppo lunghi se paragonati ad altri Paesi.
Probabilmente è vero ma in India bisogna abituarsi ed adeguarsi al fatto che con l’impazienza non si conclude molto.
La mia idea di svolgere una funzione consulenziale di raccordo tra l’azienda italiana ed il mercato indiano nasce proprio dalla constatazione che in tutti questi step l’imprenditore italiano non può sempre essere presente in India e, d’altra parte, è importante il confronto con il businessman indiano. Ha, quindi, bisogno di qualcuno che possa rappresentarlo e mantenere vivo l’interesse della controparte.

Investimento minimo per iniziare a vendere in India: può darci una idea?

Non riuscirei a dare indicazioni in merito. Dipende sicuramente da molti fattori. Quello che mi sento di dire è che oltre al prodotto, l’azienda deve possedere un’adeguata capacità di investimento in infrastrutture ed in logistica ed adeguati mezzi finanziari.


Che errori non commettere?

Sottovalutare le potenzialità di questo Paese, subendo l’influsso dei più tipici stereotipi. Sottovalutare l’importanza di un’adeguata – e non improvvisata - strategia di marketing e degli input locali. Fin dalla fase di pianificazione dell’intervento (che deve essere curata in maniera oserei dire maniacale, per evitare l’insorgenza di criticità che potrebbero ostacolare il proseguimento del processo), è necessario valutare l’investimento che si vuole intraprendere alla luce della prospettiva Indiana, leggendo e comprendendo i segnali che provengono da questo mercato.

Per esempio, un errore molto comune è quello di pensare che la partecipazione ad un evento fieristico, con il conseguente scambio di biglietti da visita, possa portare a qualcosa di concreto nell’immediato. Senza pensare che per il businessman indiano, il “faccia a faccia” rappresenta solo il primo passo di una conoscenza che verrà approfondita nel corso del tempo e che, solo se soddisfacente, porterà ad una valutazione rispetto alla migliore strategia di ingresso nel mercato. In poche parole, la creazione ed il consolidamento di una relazione fondata sulla fiducia reciproca che sicuramente esige un maggiore tempo ma che, altrettanto sicuramente, sarà più salda e meno soggetta alle tante variabili che permeano una relazione d'affari.

venerdì 19 luglio 2013

Vendere l'eccellenza del made in Italy partendo dalla rete




Maria Chiara Fagioli ha le idee chiare. E molto concrete. Al punto che le iniziative alle quali ha dato vita sono non solo tante, ma soprattutto brillanti. Come ad esempio Sposopoli un servizio di consulenza all’evento del matrimonio. E chissà che non dia qualche consulenza anche sulla vita matrimoniale…. Oggi però vogliamo parlare del portale dedicato a promuovere nel mondo i prodotti dell’eccellenza italiana. SupremeLuxury.it che sarà on-line a breve, vuole valorizzare la creatività italiana e affascinare con un giusta miscela di notizie e prodotti l’intero globo.

Maria Chiara, da dove nasce l’idea di questo portale?

Le idee sono venti di maestrale, cicli e moti perpetui del respiro del mondo che oscillano tra il giorno e la notte. Io e l’imprenditore Davide Puzzo ci siamo conosciuti in un fermento lavorativo assoluto, tra intrecci di combinazioni e vedute difficilmente replicabili. Un anno per instaurare il giusto feeling e approccio sinergico, e via verso nuove sfide: il portale e l’applicazione SupremeLuxury.it, un progetto completo di vendita online importante per tratti alternativo, con prodotti sapientemente selezionati dal retrogusto di una esperienza realmente unica, visiva ed emozionale.

Qual è il fornitore tipo? Quali sono i prodotti che hanno maggiori possibilità di avere successo in questa vetrina? 

Per i grandi marchi cerchiamo fornitori / produttori competitivi sul mercato online che vogliano considerarci il loro valore aggiunto nel piano commerciale di vendita aziendiale. Moda, design, fashion, style, new concepts, perfumes, arredo, arte visiva del XXI secolo.

Per i brand emergenti, intendo chi abbia un catalogo prodotti in attivo ma senza grandi soluzioni distributive, siamo aperti alla valutazione.

Promozioni, Trend e prodotti facilmente riconoscibili... è un mix che solo i grandi distributori/fornitori sanno prevedere e gestirne, in largo anticipo sulla stagione di vendita, il relativo stockaggio del prodotto e la relativa logistica

E il cliente tipo chi è? A chi si rivolge?

Consumatori di profumi, borse, accessori, pelletteria, ma anche appassionati di arredo e design e nuovi spunti visivi.

Come intendi qualificare il portale?

Il valore aggiunto é il senso dell’arte sicuramente. SupremeLuxury.it é modello di attenzione e cura al cliente a prezzi realmente competitivi sul mercato.

Tecnicamente offriremo assistenza sulla vendita, aggiornamento sito web costante, funzionalità performanti. Una web factory che, lavorando a percentuale sulle vendite, si occupa completamente dell'ecommerce e del supporto al piano vendite preesistente del distributore / produttore.

In che modo è possibile esaltare il made in Italy?

Il made in Italy è riconoscibilità e identificazione in un processo creativo e produttivo finalizzato alla creazione di manufatti qualitativi e di eccellenza del nostro paese. Valorizziamo la nostra produzione, combinando marchi a brand noti al gusto e alla filosofia di new italian concepts. Una precisa direzione motore del nostro cambiamento, un indotto che va potenziato per valore intrinseco del prodotto e per il paradigma che rappresenta per l’occupazione nel nostro paese. La vendita diretta su SupremeLuxury.it abbatte decisamente costi che negativizzano questi processi, ed è perfettamente complementare al piano vendite aziendale. In soldoni un vero e proprio valore aggiunto per le aziende.

Che cosa si può aspettare il vostro fornitore dal portale?

Vendite :). Migliori prestazioni attraverso l’uso della tecnologia, un portale vantaggioso e di facile utilizzo.
Il Catalogo ampio del nostro fornitore permetterà una scelta ottimale della rosa di offerte sul portale SupremeLuxury.it per i nostri clienti virtuali, quindi i prezzi molto competitivi consentiranno una ottima vendita sicuramente oculata. 

Infine essere all’avanguardia sulle novità consente di essere punti di riferimento per il fashion, luxury, brands, art, architecture, .. . L’esperienza dei singoli del nostro team é la forza del nostro progetto.

In che modo il fornitore può sostenere la sua attività di vendita?

Essendo un modello che preveda essenzialmente l’uso di tecnologie informatiche atte a incrementare la vendita di prodotti secondo precise ricerche, non possiamo non sperimentare nuove forme di comunicazione, visibilità e perché no promozione e vendita di prodotti, e quindi studiare continuamente la nostra offerta con canali informatici di aggregazione sociale e integrazioni con lo store. Il fornitore è  il nostro partner sinergico.

Quali errori non deve commettere?

Errori di magazzino o logistica, chiaramente, quindi tempistiche lontane dalla velocità dei nostri tempi.


Che cosa invece fare assolutamente per valorizzare e sfruttare al massimo il potenziale che il portale mette a disposizione?

Il fornitore naturalmente vorrà sperimentare con SupremeLuxury.it una nuova modalità di comunicazione fornitore/web commerce, una esperienza in continua evoluzione e di grandi sfide. 

Quali sono i paesi del mondo che costituiscono il target primario?

Europa e successivamente Asia, quindi America. E poi il mondo intero!

mercoledì 17 luglio 2013

Negozi e PMI: la finestra web per vendere all'estero (e in Italia)

L’e-commerce corre e diventa una strada interessante per vendere all’estero. Per le grandi imprese? Non solo. Per le PMI. Di certo. Ma non solo. Anche per i negozi. È questa l’idea di Davide Puzzo che ha creato e-service per spalancare il mondo a chiunque, di qualunque dimensione, voglia vendere in Italia e nel mondo.
Facciamoci raccontare da lui come e perché

e-service
1) da dove nasce questa idea del portale?
L’idea del portale e-service nasce dall’esperienza maturata dal mio negozio “reale” e-service (che ha a disposizione fisicamente il magazzino, il negozio, il laboratorio riparazioni, gli uffici sviluppo software e web, gli uffici amministrativi), dalle statistiche globali ecommerce e dal grado di fattibilità di questo tipo di portale.
Infatti dato che quasi tutti i report sul totale fatturato proveniente da ecommerce recitano così:

dal 2008 ad oggi per i settori salute e bellezza, moda, elettronica di consumo, editoria, centri commerciali online, assicurazione e alimenti hanno avuto un incremento medio del 40% all’anno
incremento confermato anche dal case history di fatturato online di e-service (elettronica di consumo) che è il seguente:
2009 = +100%
2010 = +100%
2011 = +150%
2012 = +30%
I dati sono relativi all’ incremento rispetto ad anno precedente e possiamo dire che il fatturato sia nel 2011 che nel 2012 è di tantissime migliaia di migliaia di euro proveniente solo dalla vendita online. (ben oltre la media sul grafico)

Avendo a disposizione un team di sviluppo software e siti web ed ed escludendo editoria, turismo, assicurazioni che sono settori molto specifici... ecco che viene fuori l’idea di un altro portale che comprenda, MODA, SALUTE e BELLEZZA, CENTRI COMMERCIALI ONLINE come supremeluxury.it

2) qual è il fornitore tipo? quali sono i prodotti che hanno maggiori possibilità? 
Il fornitore tipo non è di sicuro il grossista tradizionale, il fornitore tipo è invece di sicuro un fornitore che abbia un buon stock prodotti e che a livello logistico sia già attrezzato al dropshipping.
Non esistono dei prodotti specifici che hanno maggiori possibilità, esistono prodotti in promozione o prodotti che in quel momento hanno un certo trend e prodotti che vengono riconosciuti da tutti i clienti:
- un esempio su tutti di prodotto riconosciuto: samsung galaxy s4, iphone, nokia lumia 925, tablet mediacom, tablet acer, tablet samsung etc etc.

Promozioni, Trend e prodotti facilmente riconoscibili... è un mix che solo i grandi distributori/fornitori sanno prevedere e gestirne, in largo anticipo sulla stagione di vendita, il relativo stockaggio del prodotto e la relativa logistica

3) e il cliente tipo?
di sicuro questo progetto nasce come B2C, quindi il cliente tipo è la popolazione dei consumatori

4) in che cosa si distingue il portale da altri simili?
- e-service si distingue sul fatto che abbiamo un numero di telefono e la chiamata su skype (comune nei normali shop online) laddove rispondiamo ma a differenza dei BIG che comunemente hanno un centralino opzionato a risposte e sono problemi per avere una soluzione
- il sito è responsive per device
- ha l’app per google play e windows phone (a breve anche apple)
http://bit.ly/189d6lr (app android)
http://bit.ly/189dctl (app windows phone)
i big... non hanno un sito responsive per device e solo 3 in tutta italia hanno l’app e il sito responsive per device di cui uno di questi 3 l’app consiste in sfoglia il volantino delle offerte e non ha un processo di acquisto online tramite app o sito web per mobile.
- l’assistenza per e post vendita proprio come il negozio sotto casa
- su www.e-service-online è presente l’area download, laddove è possibile scaricare oltre 160 software freeware per la gestione e ottimizzazione del tuo computer
- i prezzi
5) che paesi si pone come target?
e-service è già presente in Italia, in Europa e in Asia... coming soon America
6) in che modo è coinvolta la Thailandia? Come mai questa scelta?
La scelta della Thailandia avvenne nel 2011, quando leggendo i report 2010 di crescita ecommerce globali si evinse che l’Asia, l’Australia ed il Brasile, in particolar modo Cina e Giappone a seguire Thailandia, hanno avuto ed avranno un enorme tasso di crescita ecommerce.
Da lì tutto un susseguirsi di vicende come:
- La Suzuki nel dicembre 2010 muove la produzione dal Giappone alla Thailandia
- 04/03/2011 la Ducati muove la produzione da Bologna alla Thailandia (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/04/ducati-fa-festa-a-bologna-ma-va-a-produrre-in-thailandia/95004/)
- Marzo 2011 HP, Toshiba, Western Digital e altri muovono la produzione di parti di ricambio da Taiwan a Bangkok (infatti successe questo http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-12-01/lalluvione-tailandese-blocca-anche-105125.shtml?uuid=AaGXgGQE)
- Vedere le banche locali che finanziano startup per fare import/export a Hong Kong, Shangai, Pechino

Così mi son chiesto... ma se dovessi andare in Asia, perché in Cina? Corro il rischio di trovare tanti competitors in quanto in forte crescita e oltre il danno la beffa... di trovare anche lo stesso identico competitor italiano ed europeo...
In Thailandia, multinazionali escluse, non vedo movimenti da perte dei miei competitors... Così scelsi la Thailandia che ad oggi è una realtà, essendo coinvolta con nr. 3 fornitori nazionali e con il sito e-service in versione thai con prodotti thai e aventi garanzia prodotto thai (http://bit.ly/189hUr1)
7) in che modo il fornitore può sostenere la sua attività di vendita?
Il fornitore è fondamentale per qualunque tipo di attività, il fornitore detta il prezzo di acquisto e quindi anche quello di vendita, inoltre in collaborazione col fornitore (nel mio caso specifico) abbiamo avuto l’evento Acer Days un intero weekend dove il brand Acer era sottocosto... quindi... come dicevo prima:
Promozioni, Trend e prodotti facilmente riconoscibili... è un mix che solo i grandi distributori/fornitori sanno prevedere e gestirne, in largo anticipo sulla stagione di vendita

8) quali errori non deve commettere?
Il fornitore non deve sbagliare a livello logistico, non deve tardare più di tanto ad evadere l’ordine, non deve dare listini con falsi stock (cosa che nel mio settore sotto periodo natalizio accade spesso, del tipo ne abbiamo 500 pezzi... ne vendi 10... e ti rispondono che arriveranno, ma non si sa quando!)

9) che cosa invece fare assolutamente per valorizzare e sfruttare al massimo il potenziale che il portale mette a disposizione?
nel settore elettronica di consumo (e non solo in questo settore) comanda un buon allineamento prezzi ed una buona UX del visitatore sul sito (User Xperience) che acquisirà la fiducia del potenziale cliente, l’allineamento prezzi “deve” essere dato dal fornitore come altrettanto offerte speciali, offerte settimanali piuttosto che giornaliere e come eventi (vedi Acer Days), l’UX “deve” essere dato dal proprietario del sito sviluppando o facendo sviluppare un sito ed un processo di acquisto tale ed un buon sano piano di web marketing... e una sinergia tra fornitore e rivenditore!

10) come può distinguersi dagli altri fornitori concorrenti presenti nel portale?
Di sicuro il fornitore che si vuole mettere in mostra, soprattutto quando il portale diventa tale ed ha interesse ad avere una maggiore visibilità, in quel caso si possono trovare tanti accordi per dare visibilità, come i prodotti in vetrina o quelli consigliati o addirittura esporre il logo del fornitore o altri accordi commerciali tra rivenditore e fornitore.

Ecco tutti i link utili per saperne di più su e-service-online

facebook: www.facebook.com/eservicestore (Thailand)
http://bit.ly/189d6lr (app android)

http://bit.ly/189dctl (app windows phone)

lunedì 15 luglio 2013

La seconda metà dell'Euphoria: come esportare in Polonia


Seconda puntata. Qui trovate la prima parte.
Ma la Polonia è un target per le imprese italiane? Vale la pena pensare ad esportare nel paese di Solidarnos? Chi meglio di Antimo Marandola, fondatore di Euphoria, ci può dare indicazioni preziose per capire come sia possibile fare grandi e vantaggiosi affari con i polacchi facendo leva sul made in Italy e sull’onesta. Lo facciamo in due puntate data la ricchezza di questa chiacchierata

Ci racconti qualche tratto saliente della cultura polacca che può influenzare il loro modo di comperare?

I Polacchi vanno considerati molto diversi tra loro a seconda che abbiano molto più di vent’anni o meno perché sono appena vent’anni che sono usciti dalla cappa del regime comunista e certi ricordi sono difficili da dimenticare. Una ragazza mi raccontava di quando era bambina e da Cracovia doveva prendere il treno, fare 80 chilometri, per andare a comperare la carne. Mi raccontano di quando uscivano a fare la spesa non con la lista delle cose da comperare ma con la curiosità di vedere cosa ci fosse sugli scaffali e comperare magari sapone anche se a casa mancava un paio di pantaloni.
Oggi tutto questo è solo un bagaglio di ricordi ma la parsimonia e l’oculatezza sono rimaste nel Dna dei polacchi per cui un miliardario polacco proprietario di una catena di centri commerciali, raccontava in una intervista, che i suoi amici ricchi li vede sistematicamente quando ci sono i saldi. Guardano, osservano, analizzano e comparano. Poi scelgono il meglio…
Una signora ricca polacca, non so come, aveva saputo della pasta italiana colorata e preso l’autista, la sua macchinona e un interprete è voluta andare a Gragnano per comperarae la pasta colorata. Appena ha scoperto che in fabbrica non le potevano vendere la quantità necessaria per una cena con quattro amici, non s’è persa d’animo e ha comperato uno scatolone di pasta per ogni tipo a condizione che la ditta provvedesse a portargliela a casa. Pensate cosa significherebbe far sapere a quella signora che sotto casa c’è un punto di degustazione  vendita dei prodotti italiani, anche colorati.

Vendere non vuol dire solo esporre: che cosa dovrebbe fare una PMI italiana per fare la differenza e farsi conoscere al mercato polacco?

Prima di tutto partire dal detto “se non tocco non compro” e quindi esserci. Molte interpreti e guide turistiche stanno cambiano mestiere per accompagnare i ricchi nei loro shopping tour in Italia con agende di appuntamenti nelle migliori boutique. Pensi che in tutta la Polonia non esiste un solo posto in cui una signora possa andare a vedere una sfilata di moda di firme straniere. Ha incominciato Vuitton aprendo uno showroom di 500 metri quadrati mentre le imprese italiane continuano a pensare che basta un agente e un campionario.
Per il food c’è la solita maledizione dei ristoranti italiani che non credono nel loro lavoro e pensano di attrarre più clienti se stravolgono il mangiare italiano e lo “traducono” in piatti polacchi. La conseguenza è che solo pochi sanno che cos’è il Parmigiano Reggiano ma tutti hanno assaggiato il parmesan pensando che sia un cugino povero del provolone. Molti amici polacchi mi dicono che quando arrivano in Italia, appena superati controlli aereoportuali, prima di tutto vanno al bar a prendere un vero caffè italiano. Sono cose incredibili pensando che molti si lamentano della crisi. Aprire un bar VERO significa vendere il caffè allo stesso prezzo che in Italia, avendo i costi fissi che sono la metà ma continuiamo a stare in Italia a piangerci addosso.

E che cosa non fare, quali errori evitare?

Prima di tutto non partire con la supponenza tipica italiana per cui “semo li mejo”. Abbiamo moltissimo da imparare e dobbiamo avvicinarci alla nazione polacca con molto rispetto. Sono dei gran lavoratori, con un livello medio di cultura individuale di gran lunga superiore alla nostra. In Polonia le scuole sono molto buone ed altrettanto severe per cui un ingegnere è un vero ingegnere e così via.
Non hanno la fuga dei cervelli ma il “prestito” dei cervelli visto che la stragrande maggioranza dei professionisti si è laureata o specializzata nelle migliori università estere con l’assoluta certezza di tornare ed esercitare in patria. Lo studente universitario lavora sui libri con lo stesso impegno dell’operaio in un cantiere o in fabbrica perché la sacralità del lavoro è pregnante in ogni aspetto.
Per me la Polonia, rispetto all’Italia, è indietro di 50 anni ma non in senso dispregiativo. Sono ancorati alla voglia di fare e ai valori dell’Italia degli anni ’50 quando l’Italia era tutto un cantiere e si vedeva la voglia dell’emancipazione. La Polonia ha conservato questo spirito correndo come una locomotiva verso la modernità ma senza tralasciare un briciolo dei loro valori che invece noi ci siamo persi per strada.
Anche al bar tutti mi danno del lei come non si fuma, neppure all’aperto, nelle vicinanze delle fermate degli autobus perché possono esserci persona costrette a stare ferme alla fermata e non gradiscono il fumo. Cito queste due regolette non scritte per dire che i polacchi sono molto rispettosi dell’altro e un atteggiamento del genere se lo aspettano. Educazione e rispetto quindi che negli affari si declina con meno pacche sulle spalle e più informazioni precise e, ovviamente, nella loro lingua. Volendo riassumere in una parola direi “prossimità” alle loro abitudini, alle loro tradizioni e alle loro leggi. Dimostrare di conoscere la loro storia, i loro musicisti e i loro scienziati è un ottimo viatico per entrare nelle loro simpatie.

Che cosa offre Euphoria alle PMi italiane? Che servizi proponete?

Per la Polonia come per gli altri 28 paesi in cui siamo presenti abbiamo cementato un team composto da persone che parlano ugualmente l’italiano e la lingua locale, oltre l’inglese. Faccio riferimento alla lingua per dire che sono persone che in quel paese ci vivono stabilmente da anni e vanno allo stadio con gli amici o la mattina, vanno in banca per sbrigare operazioni. Tutto ciò significa che sono persone radicate nella realtà locale quotidiana e che se devono consigliare una banca, hanno rapporti con il direttore.
A monte di questo radicamento ci sono curricula di tutto rispetto che permettono al network di impostare nei migliore dei modi le operazioni di import export tra i paesi più disparati e tutta la consulenza collegata. Interveniamo anche nei sistemi di pagamento avendo messo in rete una molteplicità di banche di tutti i paesi. Con il nostro sistema che abbiamo chiamato CASH NOW, l’esportatore può vendere a rate, in qualsiasi paese, per qualsiasi importo, venendo pagato subito pro soluto.
Mi spiego meglio con un esempio. Mario, esportatore italiano vende a Ibraim in India un macchinario che costa 1 milione di euro. Ibraim fa le cambiali internazionali, ottiene l’avallo da una delle banche indiane che noi accettiamo e una banca che per comodità chiamiamo di Londra, smobilizza le cambiali e paga subito Mario con la formula pro soluto che significa che qualsiasi cosa succeda dopo Mario non viene più coinvolto. In linguaggio tecnico si chiama without recorse e cioè anche se Ibraim non paga le rate, se scoppia una guerra o qualsiasi altra cosa, saranno problemi della Banca di Londra e di Ibraim, ma non più di Mario.
Il CASH NOW è uno strumento eccezionale perché Mario può vendere di più con la matematica certezza di essere pagato. Viceversa Ibraim sarà più incoraggiato a comperare perché il macchinario lo può pagare – nel caso dell’India – in 7 anni e quindi pagarlo con gli utili stessi che il macchinario produce.
Il complesso dei nostri servizi quindi pemette di vendere di più, in 29 paesi, con assistenza consulenziale qualificata e con efficaci strumenti finanziari.
A margina di tutto questo ci sono i progetti che nascono dal nostro reparto Ricerca & Sviluppo come quello dello showroom in Polonia. Stiamo ristrutturando un immobile di 850 metri quadri in pieno centro di Cracovia in cui ospiteremo un bar, ristorante, pizzeria, spazio eventi e sfilate di moda. Nello stesso showroom una PMI italiana potrà prendere uno spazio di quanti metri gli occorrono e realizzare per un certo periodo il suo shop nello shop. Una soluzione che permette la prossimità di cui parlavamo a costi bassissimi, per entrare nel mercato e magari dopo il test, ampliare il proprio spazio o decidere per un negozio monobrand.
Altre iniziative le stiamo lanciando per usufruire dei vantaggi del bando Insieme per vincere della Regione Lazio e stiamo costituendo un consorzio export sulla stregua delle disposizioni del Ministero Commercio Estero.

Tre consigli da 140 caratteri all'imprenditore italiano che vuole esportare oggi

Guardare ed operare all’estero non è più un vezzo o un optional ma una necessità irrinunciabile. Anche quando la crisi sarà superata non ci sarà spazio a sufficienza per l’intera offerta italiana nel mercato domestico. L’offerta è troppo superiore alla domanda. E’ come se in un paesetto con un solo abitante ci fossero due bar.
Andare all’estero quindi per allargare il numero dei propri clienti e l’importanza delle vendite ma se andare all’estero è obbligatorio bisogna fare attenzione nella scelta di chi potrà aiutare l’impresa nell’impatto con ambiente, abitudini e normative completamente diverse.
Per spiegarmi voglio raccontare una barzelletta.
Sapete che cos’è il Paradiso? E’ un posto in cui ci sono i poliziotti inglesi, i meccanici tedeschi, i cuochi francesi, gli amanti italiani e tutto è organizzato dagli svizzeri.
Sapete che cos’è l’Inferno? E’ un posto in cui ci sono i poliziotti tedeschi, i cuochi inglesi, i meccanici francesi, gli amanti svizzeri e tutto è organizzato dagli italiani.
Questa barzelletta ci insegna che non è vero che cambiando l’ordine degli addendi il prodotto non cambia e stesso insegnamento dovremmo applicare nella scelta del nostro compagno di avventura all’estero. Scegliere chi sul posto ci vive, che offre gli stessi servizi sia sotto casa propria che in svariati paesi, che lo fa con competenza e preparazione, che non sia una presenza virtuale ma in carne ed ossa, che sia capace di assistere l’impresa in tutti i risvolti consulenziali e che sia un partner capace e profondo conoscitore dei sistemi di pagamento internazionali.


Per ogni informazione e approfondimento si può scrivere a info@euphoriaconnect.com