Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


venerdì 27 luglio 2012

L'Italia nel mondo: il rapporto ICE

Riprendo e ripubblico volentieri questo testo dell'ICE (l'originale è reperibile qui) che propone i dati relativi allo sviluppo economico italiano nel mondo.

Ecco i punti chiave

1) L'export continua a essere unico elemento di crescita,

2) si nota un incremento delle esportazioni del 3,9%

3) le esportazioni nel 2012 crescerebbero in volume a ritmi in linea con quelli previsti per il commercio mondiale -> +2,4% 

4) Ecco le performance dell’Italia sui mercati: L’Italia continua a andare bene in USA (+15,1%), Giappone (+19,8%) e Russia (8,4%) mentre sperimenta un sensibile calo (-11,8%) in Cina. 


A questo link invece trovare il rapporto Prometeia che guarda al futuro suggerendo i trend e le opportunità da cogliere per il 2012.
Buona lettura! 



L’ITALIA NELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE: IL RAPPORTO ICE PRESENTATO NEL CORSO DI UN CONVEGNO A CUI E’ INTERVENUTO IL MINISTRO PASSERA


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Il 19 luglio scorso e’ stata presentata la ultima edizione del Rapporto "L'Italia nell'economia internazionale", il principale strumento di informazione e di analisi sul posizionamento competitivo dell’Italia nel contesto dell’economia internazionale e prodotto informativo di eccellenza dell’ICE.

Al Convegno per la presentazione del Rapporto e’ intervenuto il Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera. “I prodotti delle nostre imprese – ha dichiarato il Ministro - si confermano molto attrattivi per i mercati globali e testimoniano la capacità di reazione del nostro sistema produttivo. L’export continua ad essere tra le voci che contribuiscono in misura più incisiva alla formazione del nostro PIL, così come la specializzazione produttiva resta un punto di forza del nostro Paese. Ora bisogna insistere in questa direzione, accelerando sulla riorganizzazione della rete estera, concentrando le iniziative di promozione in mercati per noi strategici e rafforzando il volume di investimenti diretti esteri verso il nostro Paese. Sono questi gli obiettivi che ci siamo dati ieri insieme alle principali forze produttive del Paese, durante la prima riunione della Cabina di regia per l’internazionalizzazione”.

Il Presidente dell’Agenzia ICE, Riccardo Maria Monti, che ha introdotto e moderato il Convegno, ha sottolineato come l’internazionalizzazione sia sempre di più una scelta obbligata per le nostre imprese. “Nonostante la crisi economica – ha osservato Monti - in Italia il numero degli esportatori resta stabile ed elevatissimo: 205 mila esportatori di cui molti organizzati all’interno di importanti distretti industriali. Per le caratteristiche della nostra struttura produttiva prevalgono le imprese più piccole: su 205 mila il 60% fattura circa 100mila euro; le prime 1000 imprese fanno il 50% del fatturato all'export. Per questo agli incentivi al sostegno dell’internazionalizzazione è necessario abbinare incentivi alla crescita dimensionale e ai processi di aggregazione per filiere, al fine di consentire alle PMI di agganciare i segmenti più remunerativi delle catene mondiali del valore. Anche questo sarà uno dei compiti della nuova Agenzia ICE”.

Giampaolo Bruno, Dirigente dell’Area Studi dell’ICE, Enrico Giovannini, Presidente ISTAT, Giorgia Giovannetti, Università di Firenze, eSergio De Nardis, Capo Economista di NOMISMA hanno presentato ediscusso i temi che emergono dalle analisi condotte sui dati 2011 e sui primimesi del 2011.

In sintesi:
  • L'export continua a essere unico elemento di crescita, i dati di contabilità nazionale aggiornati al primo trimestre 2012 segnalano infatti un contributo positivo della domanda estera netta alla variazione del PIL di 0,9 punti percentuali. Data la contrazione della domanda interna, l’internazionalizzazione appare sempre più come una scelta obbligata per le nostre imprese.

  • I dati dei primi 5 mesi dell’anno mostrano un incremento delle esportazioni del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2011 e, nel mese di maggio un surplus di oltre un miliardo di euro nonostante il peggioramento del deficit energetico, in gran parte dovuto alla contrazione delle importazioni (-5,5% gennaio-maggio) a causa della debolezza della domanda interna. L’aumento delle esportazioni è concentrato nei paesi extra UE (+9,3%) a fronte di una stagnazione (-0,1%) delle vendite sul mercato più importante per le nostre imprese, l’Unione Europea, le cui prospettive di crescita non appaiono promettenti a causa delle difficolta’ della domanda interna dei principali partner commerciali dell’Italia.

  • Secondo le stime di Banca d'Italia le esportazioni nel 2012 crescerebbero in volume a ritmi in linea con quelli previsti per il commercio mondiale - +2,4% - favorite dal recente deprezzamento dell’euro. Le vendite all’estero sarebbero principalmente indirizzate verso i mercati esterni all’area euro, caratterizzati da ritmi di sviluppo più sostenuti.

  • La meccanica si conferma Il punto di forza dell’ItaliaTuttavia l'economia è ancora trainata dai settori tradizionali come calzature, pelletteria, agro-alimentare. L’innovazione è la vera marcia in più, presente sia nella meccanica che nei settori tradizionali. Farmaceutica e metallurgia sono tra i settori che hanno espresso i tassi di crescita delle esportazioni più alti.

  • Nonostante la crisi economica, in Italia il numero degli esportatori resta stabile ed elevato: 205milaesportatori, di cui il 60% fattura circa 100mila euro; le prime 1000 imprese fanno il 50% del fatturato all'export. Per questo è importante adottare politiche pubbliche di sostegno all'export per consentire a queste imprese di presidiare i mercati più dinamici ma anche incentivare la loro crescita dimensionale e i processi di aggregazione per filiere, al fine di consentire loro di agganciare i segmenti più remunerativi delle catene mondiali del valore.

  • Si conferma la forte concentrazione territoriale delle vendite all'estero: i primi 172 Sistemi Locali(aggregati su cui si costruiscono i Distretti), su un totale di 686, generano il 91,8% del totale delle esportazioni. Fra i sistemi che apportano il contributo più significativo alle esportazioni nazionali, 117 sono localizzati al Nord, 35 al Centro (soprattutto in Toscana e nelle Marche) e 20 nel Mezzogiorno (dei quali i primi sette contribuiscono per oltre il 50% all'export totale dell'area). Il contributo dei sistemi del Made in Italy alle esportazioni nazionali è pari al 43,7%, di cui il 13,5% ascrivibile ai settori tessile, pelli e abbigliamento e il restante 30,2% agli altri sistemi del Made in Italy. Il 61,5% di queste esportazioni è diretto verso i paesi Ue.

  • Le regioni insulari (+20,4%) e quelle del Centro (+9,1%) presentano una crescita superiore a quella media nazionale (pari al 5,5%), mentre l'aumento tendenziale è particolarmente contenuto per l'Italia meridionale (+1,4%). In generale, il divario nei processi di internazionalizzazioni tra Regioni del Nord e Regioni del Sud è ancora elevato e tende ad aumentare, anche se, nel primo trimestre, si segnala una crescita delle vendite sui mercati esteri superiore alla media nazionale per Puglia (+10,1%) e Campania (+7,5%);

  • Elementi di dinamismo si registrano negli investimenti che nel 2011 hanno contribuito alla forte crescita sia dei flussi in uscita che in quelli in entrata. Sono 7.500 le imprese che investono all’estero per oltre 27.000 imprese partecipate, occupano oltre 1,5 milioni di dipendenti e generano un fatturato di 565 miliardi di euro.L’attività di investimento non ha fatto segnalare interruzioni a causa della crisi. A livello settoriale, gli investimenti si concentrano nel commercio all’ingrosso (55%), nell’industria manifatturiera (26%), nei servizi alle imprese (12%), utilities e costruzioni (7%);

  • Performance dell’Italia sui mercati: L’Italia continua a andare bene in USA (+15,1%), Giappone (+19,8%) e Russia (8,4%) mentre sperimenta un sensibile calo (-11,8%) in Cina. La flessione riflette le difficoltà di macchinari (-34,8%), apparecchi elettrici (-37,2%), metalli (-26,8%) e prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-11%). Bene i prodotti della moda con aumenti generalizzati (+24,1%). Sara’ dunque importante riuscire a sfruttare le opportunità associate al cambiamento del modello di crescita cinese. Le opportunità riguarderanno sia i beni di consumo (crescita della classe media, crescente urbanizzazione) che i beni di investimento (domanda di qualità, flessibilità, innovazione, integrazione tecnologica).

Giunto alla sua 26ma edizione, il Rapporto, realizzato dall'ICE, viene presentato congiuntamente all'Annuario statistico, frutto della collaborazione tra l'ICE e l'ISTAT nell'ambito del Sistema statistico nazionale (SISTAN). Il Rapporto fornisce un quadro sulla struttura geografica e settoriale e sulla dinamica del commercio estero e dell'internazionalizzazione dell'Italia in rapporto a quella di altri paesi, accanto ad una serie di approfondimenti monografici sui temi di maggiore attualità. Un apposito capitolo esamina in particolare le modalità di internazionalizzazione delle imprese italiane. La realizzazione del lavoro avviene con la collaborazione di un Comitato editoriale di cui è Presidente il prof. Fabrizio Onida e del quale fanno parte Banca d’Italia, Istat, SACE, Simest, Prometeia, oltre a diversi professori ed esperti di economia internazionale. 

L’Annuario ISTAT-ICE - Commercio estero e attività internazionali delle imprese si pone l’obiettivo di mettere a disposizione un’ampia base informativa sugli scambi di merci e servizi e sugli investimenti diretti esteri dell’Italia. Il primo volume - Merci, servizi, investimenti diretti - presenta, oltre ai tradizionali dati di commercio dell'Italia in serie storica, dati di fonte internazionale ed un'analisi delle attività delle imprese all'estero. Il secondo volume (disponibile solo in versione elettronica) - Paesi, settori, regioni - organizza i dati in schede tematiche dedicate a paesi, aree geografiche e geoeconomiche, settori economici, regioni e province italiane.
Per saperne di più:
Visualizza il Rapporto e le presentazioni del Convegno

sabato 21 luglio 2012

La situazione attuale

Ripubblico questo intervento di Antonio Martino apparso su Il Tempo on line di ieri 20 luglio 2012 e che ritengo una ottima base per una riflessione sulla situazione attuale, per aiutarci ad individuare delle ipotesi di soluzione da applicare per risalire la china.
Mi aspetto dunque i vostri commenti. Grazie.


La situazione presente, mi sembra, ci offre un quadro abbastanza chiaro delle possibilità che ci stanno di fronte. Semplificando, forse eccessivamente, credo che possiamo avere solo due delle seguenti tre cose: il welfare tradizionale, l’euro e lo sviluppo economico. Vediamo. Il primo caso è già sotto i nostri occhi: abbiamo l’euro e abbiamo il welfare tradizionale, i cui costi astronomici hanno fatto raggiungere alla spesa pubblica qualcosa come il 52% del prodotto interno lordo. Ma non abbiamo la crescita: il pil è in diminuzione, la disoccupazione ha superato il 10% (per la prima volta da molti anni), la disoccupazione giovanile (dato da prendere con le molle, come ora dirò) supera il 36%, c’è una moria generalizzate di piccole e medie imprese, artigiani e commercianti sono in gravi difficoltà e i consumi, anche di beni in genere restii a subire cali, sono in forte diminuzione (carburanti -20%, sigarette -10%). Prima di passare alle altre possibilità, voglio chiarire perché la disoccupazione giovanile non mi commuove. La disoccupazione storicamente è stata sinonimo d’indigenza: nel 1929 essere disoccupati significava non avere alcun reddito, fare la fame. La disoccupazione giovanile attuale nulla ha a che vedere con l’indigenza, è anzi un indice di ricchezza. I nostri disoccupati in giovane età, infatti, non fanno la fame, non dormono sotto i ponti, non girano scalzi, ignudi e affamati; nella maggior parte dei casi vivono con i genitori, sono nutriti, alloggiati, ben vestiti e riccamente intrattenuti. Né sono senza lavoro perché non riescano a trovarlo, ma perché quello disponibile non è di loro gradimento: non si sognano nemmeno di raccogliere pomodori o ulive, non lavorerebbero mai come sguatteri nelle cucine di ristoranti o ospedali, non prendono nemmeno in considerazione la possibilità di lavorare prima per e poi con un artigiano. No, quelli sono tutti lavori molto di sotto ai loro meriti, offensivi per chi ha conseguito un diploma (a valore legale) in sociologia della menopausa o in psicopatologia della comunicazione. Allora, in conclusione: moltissimi disoccupati giovanili non sono per nulla disoccupati, sono inoccupabili parassiti della società, vogliono un «posto» a vita in un ufficio pubblico, con connessa tredicesima e ferie pagate. Sarò un sadico, ma non mi commuovo per niente. La seconda possibilità è di avere l'euro e la crescita economica, riformando il welfare in modo da ridurre la spesa pubblica a un livello inferiore al 40% del prodotto interno lordo. La sanità è il primo dei settori del nostro assistenzialismo che deve essere riformato per ragioni che sono sotto gli occhi di tutti. Il suo costo astronomico è costituito da quanto è contabilizzato come "spesa sanitaria" più quanto i privati spendono per ottenere ciò che il servizio sanitario non fornisce per nulla o non adeguatamente o tempestivamente. A queste somme va aggiunto l'ottanta per cento del costo delle regioni: governo e parlamento regionali, burocrazia regionale, consulenti regionali, aziende regionali in perdita e così via. L'ottanta per cento del bilancio delle regioni, infatti, è spesa sanitaria; le regioni esistono per i quattro quinti per la gestione di spesa sanitaria: i quattro quinti del loro costo, quindi, costituiscono spesa sanitaria. Chiamarla altrimenti non ne cambia la natura. A occhio e croce, quindi, direi che la sanità pubblica grava il bilancio dello Stato di non meno di 200 miliardi l'anno. Se anche solo la metà potesse essere risparmiata, grazie a una radicale riforma, i problemi del bilancio sarebbero risolti. Se a questo si aggiunge che il sistema trasferisce reddito dai meno abbienti ai ricchi e che gli episodi di malasanita' sono all'ordine del giorno, non possiamo non concludere che questo mostro non merita di essere difeso. La terza possibilita', avere il welfare e lo sviluppo, ma non l'euro non e' cosi' semplice come sembra, perche' siamo saliti su una barca senza avere un salvagente, ovvero ci siamo chiusi in una prigione e abbiamo gettato via la chiave. Non hanno pensato, i creatori dell'euro, al caso che l'euro non funzionasse. Non esiste un piano alternativo. Forse, bisogna tornare a Maastricht, rimediare alle sue insufficienze e garantire un funzionamento corretto alla unione monetaria

mercoledì 18 luglio 2012

Officine Italiane: l'Innovazione sociale che porta lontano



Fare rete oggi è diventato indispensabile: se non altro per scambiare idee e sostegno. Non so quantificare quanto produca in termini di nuovi affari, so di sicuro che produce rassicurazione e conoscenza. Tra tutte le reti merita una particolare attenzione una creazione recente, che ha compiuto da poco un anno. Si tratta di Officine Italiane Innovazione che è molto più che un portale o una comunità: si tratta, potremmo dire, di uno strumento utile a comprendere il mondo del lavoro. Pietro Bazzoni è l’ispiratore di questo oceano che si affaccia su due sponde: la realtà virtuale e quella reale. Gli ho chiesto di aiutarci a capire che cosa sia e che valori offra questa sua “creatura”
1) Che scopo ha e a chi è diretto Officine Italiane Innovazione? 
Le Officine Italiane Innovazione sono un social network pensato e costruito per facilitare le relazioni di lavoro comune, in primis tra gli imprenditori italiani. Volevamo colmare un’assenza: esistono reti digitali per far incontrare e dialogare tra loro le persone, esistono reti digitali per facilitare l’incontro tra manager e professionisti, non c’era un network rivolto nello specifico ad imprenditori.
La conferma della bontà di questa intuizione ci arriva dalle statistiche sui nostri iscritti: ad oggi il 65% di loro si è qualificato come Titolare d’impresa.
Nel corso di questi primi 14 mesi di vita – le Officine sono on line dal 1° maggio 2011 – abbiamo coinvolto nel social network anche un migliaio di operatori internazionali, imprenditori e buyer di tutto il mondo, alla ricerca di fornitori italiani.
Questo per rispondere all’esigenza più sentita oggi dagli imprenditori italiani: allargare i confini del loro mercato, verso i paesi esteri.

2) Quale vantaggio hanno gli imprenditori italiani a frequentare il sito?
Le Officine mantengono l’impianto proprio di tutti i Social Network: iscrizione gratuita, possibilità di consultare le pagine profilo di tutti gli iscritti (oggi, 30 giugno 2012, quasi 8.000), mandare loro messaggi privati, promuovere a costo zero la propria azienda attraverso l’apertura di discussioni nella sezione Forum oppure aprendo un Gruppo Tematico, attorno a cui radunare altri imprenditori che condividono gli stessi interessi oppure il medesimo progetto imprenditoriale.
Tutto questo gratuitamente.
Non solo! A differenza dei più comuni Social Network, una Redazione modera quotidianamente la community, proponendo contenuti sui temi del fare impresa e predisponendo ogni settimana un report – inviato a tutti gli iscritti – con la selezione delle opportunità di business più rilevanti presenti all’interno della community.
Le Officine vogliono accorciare le distanze tra imprenditori: basta perdere tempo! In maniera informale ed estremamente semplice è possibile entrare in contatto con nuovi partner, clienti, fornitori. Poi servirà tempo e lavoro per rendere fecondi questi incontri, ma questo è proprio il lavoro dell’imprenditore!  
 Sappiamo inoltre quanto sia importante potersi incontrare faccia a faccia: per questo all’interno delle Officine c’è un Club, composto da oltre 150 imprenditori – a cui tutti sono liberi di iscriversi con una quota annuale pari ad una cena offerta ad un cliente – che stabilmente si ritrovano dal vivo oppure in videoconferenza, senza neppure spostarsi dai rispettivi uffici!
Il Club è la punta avanzata delle Officine: alla quotidianità dell’incontro in digitale si sommano appuntamenti periodici in cui rinsaldare i legami ed approfondire le rispettive proposte di crescita aziendale, anche con l’aiuto di esperti qualificati.

3) Che differenza c'è tra Officine Italiane Innovazione e KNOW NET?
Le Officine Italiane Innovazione – il social network per imprenditori – nascono dall’esperienza di KNOW NET srl, una società di consulenza, nata a Como nel 2005, per supportare le imprese nei loro processi di innovazione.
L’attività non si è mai fermata e decine di imprese hanno lavorato con noi per mettere a punto un nuovo prodotto, ripensare la loro strategia aziendale, avere un aiuto nella conduzione della loro organizzazione.
Il primo cliente di KNOW NET è sempre stata… la stessa KNOW NET! Lavoriamo costantemente per innovarci ed essere pionieri di un nuovo modo di fare impresa: potremmo dire che le Officine sono il nostro prodotto più innovativo, il nostro “oceano blu”!

4) Quali sono ragioni e prerequisiti per cimentarsi in una attività di export?
Uscire dal mercato nazionale per le imprese manifatturiere è una necessità: il mercato interno è contratto, soggetto alla concorrenza dei paesi emergenti e pertanto è d’obbligo uscire.
Vi sono senz’altro prerequisiti necessari ai processi di internazionalizzazione (conoscenza del mercato, contatti in loco, prodotto esportabile e via tutto ciò che un imprenditore sa bene). Ma voglio dare un messaggio fuori dalle solite rotte: il vero prerequisito necessario è il coraggio di farlo e di farlo verso quei paesi che rappresentano i nostri veri potenziali clienti.
Non sono i mercati consueti: occorre guardare all’Africa, al Sudamerica, ad alcuni paesi del Medio e lontano oriente: le opportunità sono lì e lì si deve andare. Senza indugio!

5) Quali gli errori da evitare?
L’errore è quello di aspettarsi un miracolo al primo tentativo! Sappiamo che serve un duro lavoro – e qualche investimento iniziale – per approcciare con utilità un nuovo mercato. Tirare conclusioni affrettate perché una missione imprenditoriale non ha dato i risultati sperati oppure una fiera ha mantenuto meno di quel che prometteva può significare chiudersi porte ancor prima che vengano aperte.
Torno al messaggio dato sopra: coraggio e tenacia!

6) Che strategia seguire per avviare un progetto di export?
Partire con la chiarezza che dall’altra parte c’è un cliente, con le sue esigenze, i suoi contatti avviati, i suoi fornitori storici. Non è diverso dall’approccio al mercato interno: cosa ho da offrirgli di diverso dalla concorrenza? Perché dovrebbe scegliere me?
Non suggerisco strategie, suggerisco di rispondere con onestà e senza alibi a queste domande.

7) Che servizi offrono Officine Italiane Innovazione in questo?
Mettiamo subito in contatto con gli operatori internazionali, alla pari. I buyer stranieri entrano nelle Officine, pubblicano le loro richieste di prodotti italiani, la Redazione  legge tutto questo e traduce sinteticamente quelle più rilevanti, inserendole nel report settimanale.
Abbiamo preparato un vademecum, disponibile nella sezione “Come usare le Officine” su come approcciare un buyer estero nel mondo digitale. La chiamiamo la Regola delle 3 P:
Prudenza (per verificare la bontà e veridicità del contatto)
Pertinenza (per non perdere e far perdere tempo)
Precisione (per rispondere ai primi contatti con trasparenza ed in maniera mirata)

8) Quali sono le difficoltà principali che le aziende italiane presentano all'export?
Penso che per molte aziende italiane si tratti davvero di cambiare pelle: non sono mai uscite dal mercato nazionale e di conseguenza occorre davvero fare un salto. Sono inevitabili il timore e, all’inizio, la percezione di star procedendo a tentoni.
Vorrei invitare, soprattutto chi si trova in questa fase – magari perché si sta affacciando per la prima volta verso un determinato paese -  a perseverare, attraverso due strade:
1 Cercare contatti in loco, in grado di dare informazioni qualificate, frutto della loro esperienza sul campo 
2 Costruire un progetto con altre imprese complementari, per non approcciare un nuovo mercato da soli. Anche qui, senza retorica: la Rete fra imprese è utile quando c’è un progetto comune su cui costruire e quando c’è un “manager di rete” che si prenda in carico il lavoro di regia verso la conduzione dell’obiettivo comune. Mettersi assieme per mettersi assieme non serve a nulla, se non a perdere tempo e soldi!

martedì 10 luglio 2012

Verso Est: intervista a Ersilio Gallimberti




Export o internazionalizzazione? O spostamento della produzione in altri paesi? C’è una delocalizzazione intelligente? Quali i vantaggi per gli imprenditori?
Affrontiamo oggi questo tema con Ersilio Gallimberti che nel 2004 ha dato vita a “Est consulting“ un'agenzia che si occupa di affari esclusivamente con italiani in Rep. Ceca e Slovacchia.

Che cosa sono questi affari?
Molto semplice – ci informa Ersilio – costituisco ditte e società per italiani che desiderano operare in Rep. Ceca e Slovacchia, quindi in un'ottica di delocalizzazione o di penetrazione commerciale, oppure per continuare ad operare in Italia tramite filiale, e quindi in un'ottica di trasferimento di residenza fiscale e ottimizzazione fiscale “.

È un mercato interessante? Perché pensare a questi due paesi comunitari?
Oltre a costituire un interessante sbocco per i prootti italiani è utile considerare che Rep. Ceca e Slovacchia, godono di un regime fiscale estremamente attraente, (20 % di tassazione e stop), e di due economie in una fase up, estremamente ricettive quindi per ogni tipo di produzione”.

Come si esplica la tua attività ?
Imprenditori e privati mi contattano chiedendo parecchie informazioni preliminari. Vogliono essere dettagliatamente informati su tutte le procedure e il modo di operare. Ovviamente fornisco tutte le informazioni del caso, sempre nei limiti di quella che può essere considerata come una consulenza amichevole preliminare. Spesso loro stessi mi chiariscono subito se sono interessati alla delocalizzazione, al trasferimento di residenza o ad una penetrazione commerciale o a tutte e tre le cose messe insieme. Dopodiché da oltre un anno, alla normale attività di consulenza d'azienda, ho integrato anche l'intermediazione immobiliare. Propongo sul mio sito Est Consulting parecchie opportunità di investimento immobiliare come case, capannoni industriali, terreni e negozi, che hanno un regime di prezzo estremamente interessante e competitivo rispetto all'offerta immobiliare italiana.“


Perché allora, trasferirsi dall'Italia e andare in Rep. Ceca e Slovacchia, per costituire una società o per lavorare ?
L'Italia ormai è completamente ingolfata, e adopero volutamente un termine soft. E comunque il nostro mercato, quello italiano intendo, è completamente saturo di tutto. Probabilmente sono le conseguenze di una fase di ricchezza enorme, fase che fortunatamente altri paesi europei, come CZ e SK appunto, stanno vivendo proprio ora, e che può consentirci nuovamente di crescere esportando la nostra impareggiabile tecnologia, bellezza e know-how. E poi non dimentichiamo l'elemento tasse: in Italia con il 54 % di tasse le aziende non possono crescere! Vogliamo parlare poi del lato normativo, tra i più rigidi e complicati in assoluto? L'Italia ha perso completamente la bussola, ha dimenticato completamente qual è l'unica risorsa di sviluppo e ricchezza per un paese, e cioè il mercantilismo! Un paese per diventare ricco, ha storicamente bisogno di imprese ed imprenditori che creino lavoro, ricchezza e prosperità. Questo è un dato reale, storico, incontrovertibile. In Italia da 20 anni a questa parte, si sta facendo di tutto per soffocare la libera iniziativa, l'impresa privata, certamente non a favore di quella pubblica, che sta messa peggio, ma le imprese private sono oggi, in Italia, seriamente compromesse, e non si intravedono spiragli all'orizzonte. Ecco quindi che andare all'estero diventa una priorità, una necessità, un bisogno di sopravvivenza. Ed è normale che l'imprenditore vada dove c'è un sistema fiscale leggero, dove c'è rispetto per il suo lavoro e grande attenzione per le sue competenze. Io ho trovato queste condizioni in CZ e SK e mi fa piacere condividere questo mio punto di vista”

Quali aziende possono prendere in esame la tua proposta? E quali caratteristiche devono avere?

La mia proposta è fattibile per tutte le aziende, piccole, medie e grandi, gli artigiani e le varie categorie imprenditoriali. Non esistono caratteristiche principali di aziende o artigiani interessati a questo tipo di operazione. Si rivolge a tutti indistintamente

Che errori non vanno commessi in un'avventura di questo tipo?
Proprio perché non è un'avventura,nel senso negativo del termine, ogni scelta, ogni operazione va valutata nella maniera migliore possibile. In questo senso la competenza del consulente è fondamentale e tale competenza scaturisce dalla conoscenza totale e specifica del mercato in cui ci si accinge ad operare. Comunque riassumendo in una parola sola, l'errore fondamentale da non commettere è la superficialità.

Che cosa invece è necessario fare per iniziare con il piede giusto?
Avendo la completa consapevolezza del proprio know-how, proporlo a tutti i livelli e in tutte le varianti economiche possibili. I mercati cechi e slovacchi non devono essere più considerati esclusivamente come mercati di ripiego o valvola di sfogo per produzioni sorpassate o obsolete. Vanno considerati come mercati altamente ricettivi nell'ottica della ricerca della qualità e della valutazione positiva complessiva dell'impresa e del prodotto. Oltre a questo, un ulteriore fattore di attrazione è dato proprio dal fatto della natura di economie emergenti e in fase di crescita, che li porta quindi ad essere particolarmente ricettive per produzioni considerate “non strategiche“ sul mercato italiano.

Come seguire correttamente il progetto ?
E' necessaria la presenza in loco di un addetto alla produzione, almeno per un periodo iniziale. La sua presenza è fondamentale per l'apporto conoscitivo e metodologico che riuscirà ad apportare alle maestranze. Quando tutto sarà impostato nel modo corretto e voluto, tutto scorrerà liscio come l'olio. E senza problemi di nessun tipo. Questo è anche il bello di operare in Rep. Ceca e Slovacchia, dove il lavoro e la capacità imprenditoriale vengono premiate e sostenute.

Bene Ersilio, grazie di questa chiacchierata. Vuoi concludere dicendo qualcos'altro ?
Grazie a te ed ai tuoi lettori, un saluto ed un invito a visitare il mio sito : Se avete qualche dubbio non esitate a contattarmi, e volentieri Vi risponderò con piacere.