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lunedì 28 maggio 2012

Mi voglio rovinare: regalo tutto. Tutto gratis!




Mi voglio rovinare: voglio lavorare senza essere pagato.

Voglio offrirvi la mia professionalità gratis!

Se trovate la falla in questo ragionamento, se mi dimostrate che quello che scrivo è sbagliato, che avete ragione voi, allora garantisco che un progetto gratis al primo che mi confuta glielo metto lì, sul tavolo, neanche fossi il baffo con la sua asma.

Accettate la sfida?




Vendo conoscenze. Che mi sono conquistato con fatica. E investimenti.
Vendo tempo: il mio sì, che non è stoccabile, ma anche il tuo.
Vendo la possibilità di darti qualche cosa che non hai, che non sai: che ti costerebbe di più avere e sapere.
Ti garantisco aggiornamento, studio, ricerca: certo, ti devi fidare, ma questo è compito mio, nel senso che devo riuscire a creare credibilità così che tu possa metterti nelle mie mani.


Che sia corretto condividere i rischi lo capisco, Specie oggi. Che sia giusto anche per valutare se sono un millantatore, un esperto di wannamarcheting o davvero qualcuno che può darti valore aggiunto, aiutarti a raggiungere i risultati, mi sembra indispensabile.

Condividere però vuol dire mettere insieme: rischiare insieme. Io e tu. Io con il mio tempo, venduto sottocosto, tu con un investimento minimo.

Perché se tu rischi, rischio anche io: dato che il mio tempo non è moltiplicabile né conservabile, se lo investo per te non ce l’ho per altri. Perché io le cose le faccio bene, con professionalità e onestà. Se ti dico che lavoro per te, lo faccio con tutto il committment che posso.
E nessuno lavora gratis. Tu per primo.
Rischiare sì, gratuità no.

Purtroppo la professione che mi sono scelto è una di quelle per cui tutti dicono: ma che cosa ci vuole! Lo so fare anche io! E meglio di te!

È costruita sulla mia esperienza, che non è banale: conoscere una rete di persone affidabili e che si fidano di te (e delle aziende che presenti) costa tempo ed energie. Restare al corrente di tutte le tesi più moderne, dell’uso del web avanzato è un investimento. Sapere come si usa commercialmente FB o Twitter, come strutturare un sito o un blog, come usare un codice QR o una pagina di Pinterest non si impara leggendo un paio d’articoli alla sera mentre guardi la tv.  


Costa tempo ed energie.

E tu, se compri questa competenza, fai un investimento che ti costa senza dubbio meno della figuraccia che potresti fare producendo un sito in cui si parla solo di te e della tua mercanzia o un video amatoriale, che sembra fatto alla festa di compleanno della tua primogenita, dove non fai che ripetere quanto sei bravo e quanto sei attento alle materie prime e come è alta la qualità del tuo prodotto. 
E ti permette di evitare di credere che una pagina FB con 12 mi piace abbia efficacia. O che tu possa vendere una maschio registrato facendo pubblicità sulla tua pagina FB da 18 amici.


Però, tu vuoi questa mia competenza, a gratis e dopo averla disprezzata e mi chiedi: e se non tu producessi risultati? Avrei buttato via dei soldi!

Quali risultati? Che tu venda di più?

E come possiamo sapere se il mancato incremento di vendite sia colpa mia? Se tu non stai dietro alle richieste con la produzione? Se consegni in ritardo? Se non produci capi di qualità? Se non investi nell’innovazione? È colpa mia forse?

E come li misuriamo questi risultati se iniziamo vendendo on-line? Mi devo fidare di te e di quello che dici? Mi dai piena visione dei tuoi bilanci? Io mi devo fidare e tu?

Perché proviamo a vedere la vita dei servizi come va realmente. Quali sono quei servizi che paghi sempre e comunque, cash, e non ti poni mica dei dubbi:

a) l'università, diciamo la Bocconi per dire: cosa fai? Dici che non paghi la retta fin dopo la laurea e oltre adducendo questo dubbio: e se non trovassi lavoro?

b) e quando vai da un avvocato, gli dici: e se non vinco la causa?

c) e al medico chiedi: e se non guarissi?

d) al tuo psicoterapeuta gli dici: e se non mi passasse?

e) e se compri un libro, dici al negoziante che non lo paghi: e se non mi piacesse?

f) alle compagnie telefoniche, che ti vendono possibilità di traffico, dici forse: e se mi chiama qualcuno che non voglio sentire?

g) e quando vai in vacanza, all’agenzia dici che non li paghi: e se piove? se non mi diverto?

h) se ti vuoi iscrivere ad una scuola di lingua subordini il pagamento: e se non imparo?
i) la palestra: e se non dimagrisco? E se non migliora il mio fisico?
l) il maestro di tennis, golf, nuoto: e se non miglioro?
m) la scuola guida: e se non prendo la patente?
n) la pubblicità: radio, tv, giornali, pay per click: e se poi non compra nessuno?
o) la formazione aziendale: e se poi non cambiano atteggiamento?

Perché allora da me che posso darti strategie, contatti, canali, idee, vuoi totale condivisione del rischio? Perché dovrei farti una pagina FB o un sito web o un video senza chiederti almeno il rimborso spese?

Perché non applichi a me quello che gli altri applicano a te?

Se tu sei il primo a non credere nel tuo successo non volendo rischiare nemmeno una manciata di euro, perché dovrei crederci io più di te?
Devo avere il coraggio del consulente che ti dice, come scrive qui sotto Fabrizio: "non ti vado bene? Arrivederci e grazie: quello che ci perde sei tu". 
Come suggerisce anche Patrick Lencioni.

4 commenti:

  1. Ribadisco quello che ho già detto ini un commento su di un post di Gilda35 e quello che qualche mese fa ha significato #nofreejobs. Chi ti chiede la condivisione (free) non è un imprenditore, anche se si definisce tale. E' il tipo d'imprenditore che non paga i fornitori, che non investe nella qualità, che non crede al marketing e alla competenza, che si crede il più furbo. Che conferisce le scorie tossiche alle ecomafie, che paga i politici. Uno che fuori dell'italia non esiste, ma che qui da noi, in quanto massone prolifera. Io ho un mio stile di "condivisione". al primo incontro ti "regalo" la mia professionalità, ma dal secondo mi paghi. Non mi vuoi pagare? Bene non ci incontriamo più! Sei tu che ci hai rimesso!

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  2. Grazie Fabrizio, ci vuole quel coraggio... Hai ragione!

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    1. Non riesco neanche a commentare ragionevolmente, ne ho vissute troppe di situazioni umilianti. Si impara, certo, ma ci si arrabbia anche.
      Ho potuto, nel mio niente in confronto al tuo di know how, constatare una grande ignoranza insieme ad una prepotenza senza pari per quanto riguarda promozione e marketing.
      Le idee? Cosa contano quando chi di dovere non le comprende neanche spiegandole a segni e documentandole. E tutto questo succede in un periodo nel quale poco o nulla servirebbe di più alle aziende che uno, come te, che ci sappia fare per evitare la rovina.
      Ormai sono giunta alla conclusione che l'unico prodotto che si possa "vendere" sono le persone.
      Nel migliore dei casi, trovare un lavoro per gli altri che spesso è più semplice che trovarlo per se stessi.
      Conoscere le aziende e il loro fabbisogno potrebbe servire anche a questo.

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