Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


mercoledì 30 novembre 2011

Aspetti legali e burocratici dell'esportazione


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Giovedì 1 Dicembre





La quarta puntata della presentazione slideshare per la costruzione della strategia privilegiata per l'esportazione.
Trovate qui le precedenti puntate

  • prima: definire una strategia - i fondamenti
  • seconda: come identificare senza errore i propri clienti
  • terza: le risorse necessarie per l'export





lunedì 28 novembre 2011

2 errori da evitare, 4 consigli da seguire per avere successo nell'export


Prossimo post 
Mercoledì 30 Novembre







Nella mia esperienza di internazionalizzazione diretta e indiretta mi è capitato sovente di imbattermi in due ricorrenti errori di imprenditori italiani.
Non importa il settore, non importa il paese destinazione, non importa la regione italiana di provenienza dell’azienda, sembra che sia molto difficile non farsi travolgere dalla passione, cedere allo sconfinato e comprensibile amore per il proprio prodotto e finire per perdere opportunità e soldi perché:

1)  non si ha la pazienza di preparare lo sbarco in un altro paese e di vedere lievitare i risultati

E

2)  non si cerca di immedesimarsi nella cultura e mentalità del cliente.

Il tutto riassumibile in

qui ed ora e a modo mio

Ad esempio chi intende vendere negli USA deve considerare due fattori chiave
a.   un normale, e logico scetticismo, nei confronti dell’italiano, che a taluni fa pensare ancora a Totò che vende la Fontana di Trevi al turista americano,
b.   l’abitudine ad avere un servizio assistenza quasi maniacale, aperto e sempre pronto a fornire soluzioni.
Il che vuol dire che senza un punto fermo negli USA, una società, una land-line, è impensabile fare affari.
Come evitare quindi di sprecare chance e denaro, oltre che mettere magari a rischio l’intera azienda, e invece ottenere successo?
Semplice: studiare e progettare.

  1. Analizzare bene il mercato e la cultura locale
  2.  Comprendere i clienti e che cosa desiderano da me e quali siano i loro riferimenti culturali
  3.  Comprendere le regole non scritte, le abitudini, le consuetudini, i modi di fare
  4.  Capire il loro modo di ragionare, di che cosa si fidano, di chi si fidano.
E’ un interessante punto di partenza.
Come fare?


Due modi:

1.                 Perlustrare web e librerie alla ricerca delle informazioni utili (nel suo piccolo questo blog +è un contributo)
2.                 Chiedere ad un consulente di internazionalizzazione: in genere la prima consulenza è offerta come mezzo per farsi conoscere e conquistare la fiducia.
Un investimento iniziale, piccolo, in tempo e denaro, può permettere un grande ritorno o evitare una colossale perdita. Per guardare lontano con serenità.

giovedì 24 novembre 2011

I vantaggi di Toronto: le occasione concrete


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Lunedì 28 novembre






Che conseguenze derivano dai precedenti post pubblicati sulla crescita dell’Ontario e di Toronto?

Quali i vantaggi per aziende italiane che intendono esportare o addirittura investire in quei territori?

Abbiamo parlato di questo tema in questi articoli, dei quali qui di seguito trovate i link

1) Green, cash, growth: i vantaggi di una zona il cui PIL crescerà dell’8% in tre anni
2) I vantaggi fiscali e il mondo dell’energia alternativa
3) Gli altri comparti di rilievo: auto motive, aerospace, life science, ICT

Che cosa posso dedurre da queste informazioni?

Sicuramente che un territorio in forte crescita che attira investitori e immigranti (300.000 all’anno quelli accolti anzi invitati in Canada) avrà meno problemi di spesa di altre zone del globo ancora affette da crisi e problemi industriali.

Oltretutto una zona a zero rischio OCSE con possibilità di credito agevolata favorisce gli acquisti.

Se a questo sommiamo un interesse per il made in Italy in una società fortemente multietnica e al contempo radicata in una cultura decisamente più europea di quella statunitense, scopriamo grandi opportunità di mercato per le nostre imprese artigiane come per la PMI.

Senza dubbio tutto ciò che ricade nel mondo della moda ha grandi possibilità di conquistare un mercato nei sofisticati grandi magazzini di Toronto o nelle boutique che costellano il quartiere più rinomato, quel Yorkville che accarezza l’università e la zona museale.

Non solo: vista la grande crescita dei settori sopra citati, la meccanica italiana ha grande possibilità di guadagnare clienti.

E il mondo alimentare, quando adeguato ai gusti canadesi, può trovare qui uno sbocco interessante.

Certo, l’importante è avere una strategia adeguata, avere al proprio fianco strutture capaci di individuare i canali più corretti, e non avere fretta.

lunedì 21 novembre 2011

Opportunità via web (e non solo)


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Giovedì 24 novembre




Come scegliere opportunità per l’export?
In questi giorni i giornali e il web stanno proponendo molti stimoli e spunti che inducono a considerare seriamente una strategia di export, ben tracciata si intende.
Prendiamo il Mondo ancora in edicola, nr.43 datato 25 novembre 2011.
A pagina 34 nella sezione Internazionale due pezzi spiegano come il Medio Oriente dopo la primavera araba stia diventando un mercato sempre più interessante da prendere in esame. E non solo i soliti Emirati Arabi, ma anche paesi tradizionalmente meno considerati.
In queste stesse ore sull’interessante sito Officine Italiane Innovazione, nel gruppo International business si moltiplicano le richieste di aziende straniere che cercano partner italiani per importare nei loro paesi i più disparati prodotti.
Vogliamo lasciare questa chance solo alle aziende tedesche e francesi?

giovedì 17 novembre 2011

Automotive aerospace life science: la strada per il successo nell'export in Canada

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Lunedì 21 novembre








Proseguiamo nell’esplorazione dei settori industriali di interesse in Ontario

Il settore automotive è rilevante: persino superiore a quello statunitense. 100.000 gli addetti del settore per una produzione superiore ai 2,06 milioni di vetture nel 2010. Grande attenzione per la produzione di auto elettriche ed ibride, come ovviamente discende dal fatto della grande attenzione per l’energia verde.

L’aeropaspace è altrettanto potente e punta sulla grande innovazione. Sono più di 350 le imprese coinvolte per oltre 22.000 impiegati con un fatturato superiore ai 6,5 miliardi di CAD di fatturato.

Lifescience significa grandi investimenti in ricerca per biotecnologia, industria farmaceutica, ma anche ospedali e centri di ricerca medica. E’ impressionate il quartiere in centro a Toronto nel quale si susseguono imponenti costruzioni di grandi cliniche specialistiche. I costi per l’attività di ricerca sono dell’11,3% inferiori a quelli statunitensi ed è possibile il rimborso delle spese di R&D fino al 41,5% del totale investito.

Da ultimo il mondo dell’Information e comunication technologies che racchiude davvero di tutto: dal nuovo pianeta dell’internet health al gioco (Lottomatica è già presente in Canada) ai digital media. Per favorire lo sviluppo di questo settore le attività di produzione, commercializzazione e distribuzione di tutto ciò che è definibile come digital media possono vantare un credito di imposta pari al 40% dei costi sostenuti.

Quali sono le conseguenze operative di tutto questo? Lo vediamo nel prossimo post.




Il quarto ed ultimo post su questo argomento sarà pubblicato giovedì 24 novembre

sabato 12 novembre 2011

Fact & Figures: i dati per l'export


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Lunedì 14 novembre








Siamo in una situazione complessa, non lo scopro certo io. E sembra che tutto vada a rotoli.
Eppure noi italiani abbiamo risorse che sappiamo tirare fuori proprio quando siamo sotto pressione. E una creatività che non ha eguali nel mondo.
Questo è il momento per guardare al di là del nostro orizzonte e pensare fuori dall’abitudine, fuori dalla scatola come dicono gli americani.
Pensare all’export.
Qui c’è la strada per il successo. Questo blog lo sta dicendo dal momento della sua apertura in rete. Non lo dico solo io, lo dicono i fatti.
E proprio di fatti voglio parlare oggi, citando una serie di dati, concreti e verificabili, che dimostrano come proprio a strada dell’internazionalizzazione sia il percorso che ci può portare fuori dalla crisi.
Il settore del packaging e delle macchine utensili ad esempio ha trovato la sua crescita nell’exporto. Ne parla Marco Fortis in questo articolo apparso su Economy a inizio mese e ripreso qui.
Gli aumenti portano a nuovi record con valori ampiamente superiori a quelli precrisi e crescite rispetto al 2010 che fanno parlare di boom: +63,4% per il Brasile, +100,9% per gli USA, +113,1% per la Turchia.

C’è chi guida la propria azienda fuori dai guai guardando proprio al di là dei confini. E’ il caso di Lorenzo Ceroflini che rilancia Nardi-Personal, produttrice di volanti, che esporta circa il 95% della propria produzione e grazie a questo può vantare risultati 2011 decisamente migliori di quelli dell’anno precedente.


Ci vuole creatività e gusto della sfida, osare, per “rosicare”: è il caso de "la sartoria dell'artigiano globale" alias Marco Palmieri (Piquadro) che apre la linea di borse e accessori di pelle che permette di personalizzare in modo artigianale le proprie scelte e che lancia l’iniziativa a Hong Kong.

Non è solo il settore della moda a puntare all’estero, anche
Grazie all’export, riporta il web-magazine Il Sud, sarà possibile raggiungere 40.000 nuove assunzioni entro la fine del 2011, ha spiegato Claudio Gagliardi segretario generale di UNIONCAMERE del Mezzogiorno: “Nelle regioni meridionali, nel corso del 2011, circa 2 imprese su dieci hanno
 programmato nuove assunzioni. Se però si guarda a quelle che hanno innovato nei prodotti o nei servizi e a quelle che hanno individuato sbocchi su mercati esteri, questa quota sale progressivamente fin quasi a raddoppiarsi, tanto che queste imprese da sole realizzeranno circa 40mila assunzioni entro l’anno, il 27% di tutte quelle programmate dalle imprese del
 Sud”.
Per concludere altre due notizie interessanti tra le tante che si possono raccogliere in questo inizio di novembre:
Natuzzi ha deciso di potenziare la sua presenza all’estero aumentando i Natuzzi Store (saranno 34 a fine 2011) specie nei paesi emergenti definiti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, SudAfrica). Il messaggio che arriva da una azienda che esporta circa il 90% della propria produzione  è significativo: globalizzando si portano a casa i profitti.
Le imprese piemontesi rallentano la crisi grazie alla loro attività di esportazione segnando un aumento medio di oltre il 14% con punte di eccellenza nel caso della Russia, paese verso il quale l’export è cresciuto di oltre il 39% nel 2011.
Ottime notizie dunque che permettono di prendere in esame l’importanza di internazionalizzarsi. Come fare? Cliccando qui trovate:





mercoledì 9 novembre 2011

La suddivisione del rischio: l'esperienza di Savaré Industrie Chimiche



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Sabato 12 novembre





“Il mercato è ormai globale, impossibile rimanere locali quando si è stretti tra fornitori e clienti che operano a livello internazionale”.
Biagio Savaré, imprenditore, titolare di Savarè Industrie Chimiche, una azienda fondata nel 1924 che opera internazionalmente nel campo dei prodotti adesivi per svariati settori industriali, spiega così la ragione forte della scelta che nel 2006 lo ha spinto ad aprire un centro produttivo a Columbus, nell’Ohio, nel centro del MidWest statunitense, per poter servire il Nord e il Centro America, dove svariati clienti erano presenti con insediamenti industriali.
Per poter pianificare l’approdo in un altro paese è bene sedersi prima a tavolino a considerare due fattori fondamentali:
1.   la necessità di descrivere un chiaro business plan con obiettivi concreti e misurabili
2.   la necessità di modificare, cambiare, potenziare la struttura nella casa madre.
Un elemento che non si considera e che invece non va affatto trascurato, infatti non è possibile sostenere la crescita all’estero, come nel nostro caso con uno stabilimento di oltre 25 persone, senza avere ripercussioni sulla struttura della sede. E’ necessario prendere in esame un incremento della forza manageriale oltre che di supporti base. E delle conseguenze che questo comporta”.
A che cosa sta pensando?
“Che l’aumento della struttura di sede comporta un aumento dei costi: quindi nei primi mesi, fino al raggiungimento del Pay Back Time, c’è da aspettarsi una riduzione dei margini anche sul bilancio della sede. Il che va incluso nel business plan appunto”.
C’è un altro errore da evitare secondo Biagio Savaré:
non credo che finisca per essere un successo la scelta di aziende che de localizzano la produzione per poi riportare a casa il prodotto finito da vendere. Se si apre un nuovo impianto all’estero, specie in un altro continente, deve essere soprattutto per servire quel mercato. La forza trainante per l’export deve essere il mercato, la conquista di nuove aree e quote, non la riduzione dei costi.
Un’altra fondamentale ragione, secondo il titolare della Savaré Industrie Chimiche, per progettare una avventura al di fuori dei propri sta nella diversificazione del rischio su più mercati e valute così da possedere un ammortizzatore o un moltiplicatore interessante a seconda dei diversi momenti di crescita e crisi dei continenti.
Adesso stiamo considerando una nuova apertura in Asia per il 2014. Probabilmente Singapore. Dopo aver guardato ad Ovest ora è il momento di dedicarsi all’Oriente”.

lunedì 7 novembre 2011

L'energia verde di Toronto produce profitti


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Giovedì 10 novembre







Riprendiamo a parlare dell’Ontario e di come sia interessante considerare questa parte del Canada, e Toronto in particolare, come terra d’approdo per l’esportazione.
Nel post precedente dicevamo che sono 5 i settori in cui l’Ontario vanta sia prerogative d’avanguardia sia interessanti possibilità di investimento per aziende Europee:

Energia
Automotive
Aerospace
Life Science
ICT


Prima di riportare informazioni interessanti su questi 5 settori, alcuni cenni ai regimi fiscali e bancari sono doverosi:
la tassa massima combinata (vale a dire la somma delle tasse federali e di quelle regionali) è del 25%, il regime fiscale agevolato pone il tetto massimo del 13,85% per le spese fiscali del dipendente operario a carico del datore di lavoro, mentre grazie al fatto che Toronto è considerato a rischio zero Ocse per le banche, è possibile aprire una linea di credito senza condizioni.
E per registrare una nuova azienda ci vogliono 1 ora di tempo e 300 dollari canadesi.

Ciò detto iniziamo a ragionare sui cinque settori privilegiati.



L’energia specialmente quella rinnovabile costituisce una precedenza per l’Ontario che intende raggiungere la quota del 48% di produzione grazie a fonti alternative entro il 2025. Il Green Act facilita grandemente i produttori che intendono investire in Ontario in questo settore.
E le aziende locali, come si diceva, non sono in grado di saturare la grande domanda di strumenti ed energia. Ad esempio di pannelli solari.


Il terzo post su questo argomento sarà pubblicato giovedì 17 novembre

sabato 5 novembre 2011

Chi sono i miei clienti?


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Lunedì 7 novembre


Ecco sotto forma di slideshow la seconda puntata di Una strategia per l'export.
Questa volta ci occupiamo di capire chi siano i miei clienti e come io possa raggiungerli. 

2011 10 21 strategia export 2
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